Gli indicatori anticipatori di ottobre confermano la tenuta dell’economia americana, mentre nella zona euro prosegue la fase di debolezza. Timidi segnali di risveglio si iniziano a vedere in Germania che ha visto un lieve miglioramento nel manifatturiero, pur restando in contrazione, mentre la Francia ha peggiorato ulteriormente, con il settore dei servizi in difficoltà.
Miglioramento tedesco confermato dall’indice IFO (che misura la fiducia delle imprese tedesche) delle aspettative salito in ottobre a 87,3, livello più alto da giugno e superiore alle attese degli analisti. Gli altri paesi hanno registrato una crescita della produzione, ma l’occupazione è scesa per il terzo mese consecutivo. L’incertezza sull’andamento dei consumi e la pressione salariale rimangono preoccupazioni chiave.
Questi dati suggeriscono che la BCE potrebbe proseguire con un graduale allentamento monetario, prevedendo un taglio dei tassi di 25 punti base a dicembre.
Nonostante il rallentamento economico e il consolidamento del processo di disinflazione, persistono pressioni, in particolare nei servizi, dove costi e prezzi di vendita sono aumentati. Le aspettative di inflazione dei consumatori della zona euro, tuttavia, si sono ulteriormente attenuate a settembre, secondo la BCE, con una previsione di crescita dei prezzi al 2,4% nei prossimi 12 mesi, in calo rispetto al 2,7% di agosto. Anche l’indicatore a tre anni è sceso al 2,1%.
Negli Stati Uniti l’indice PMI sale a 54,3 in ottobre, l’indicatore anticipatore redatto da Standard&Poor’s sorprende in positivo grazie alla domanda di servizi e alle aspettative ai massimi da due anni. La fiducia di fornitori e produttori nella ripresa post-elezioni cresce, mentre i prezzi percepiti scendono al minimo da quattro anni, nonostante i costi produttivi restino elevati. La domanda si rafforza, con nuovi ordini ai massimi da un anno e mezzo, mantenendo intatto lo slancio della crescita economica nell’ultimo trimestre dell’anno. Anche il sentiment dei consumatori, registrato dall’Università del Michigan, mostra un aumento a 70,5, massimo degli ultimi sei mesi, con le famiglie più ottimiste riguardo al mercato del lavoro, alle condizioni di acquisto, con prospettive di spesa sostanzialmente stabili. Chiunque vinca le elezioni spingerà sulla spesa e l’eventuale vittoria di Trump porterebbe anche tagli alle entrate.
L’introduzione di dazi più alti inoltre comporterebbe inevitabilmente un aumento dell’inflazione almeno nella fase iniziale.Il dollaro in questa fase ha guadagnato terreno contro tutte le principali valute. Confrontandolo con l’euro, vediamo come, dopo aver toccato l’1,12 su attese di tagli consistenti della Fed, da fine settembre abbia intrapreso un rapido recupero, scendendo poco sotto l’1,08, dopo la pubblicazione di dati macroeconomici confortanti. Un movimento rapido e intenso che ha portato il dollaro su livelli tecnicamente delicati e in ipercomprato, suggerendo la possibilità di un ritracciamento. Manteniamo comunque la nostra esposizione sulla valuta americana, che insieme a oro e argento svolge una funzione di protezione del portafoglio. Inoltre i differenziali dei tassi e le prospettive sembrano ancora favorevoli al biglietto verde.
Nonostante il rafforzamento del dollaro e l’aumento dei tassi d’interesse, l’oro ha continuato a salire segnando nuovi massimi storici. Il classico modello basato su dollaro e tassi reali USA suggerirebbe un calo, ma altri fattori stanno attualmente guidando il metallo prezioso. Tra questi, lo stimolo monetario cinese, l’incertezza geopolitica e la crescente volatilità globale che spingono molti investitori verso l’oro come bene rifugio per eccellenza. Inoltre, i mercati scontano possibili tagli della Fed, mentre il deficit americano appare destinato ad aumentare a prescindere dall’esito delle imminenti elezioni presidenziali.
Anche la domanda di lingotti da parte delle banche centrali aggiunge ulteriore sostegno, così come il ruolo dell’oro nella protezione dall’inflazione rimane sempre centrale per molti investitori. Con questa serie di fattori favorevoli, il metallo prezioso dovrebbe beneficiare di un panorama positivo su più fronti, pur rimanendo soggetto a possibili fasi correttive in caso di eccessi.
(A cura di Massimo De Palma, Head of Multi Asset Team di GAM (Italia) SGR – Abstract by http://www.verinieassociati.com)