Le “storie” dell’Asilo Savoia di Roma

Redazione
03/09/2024
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Asilo Savoia Scaled 1

L’edificio era splendido, con le geometrie e i volumi tipici di inizio Novecento: enormi saloni, epigrafi, grandi e ariose stanze, colori tenui, un giardino immenso e profumatissimo con svariati tipi di alberi, tra cui palme e tigli. C’erano persino statue all’aperto per abbellire ulteriormente lo spazio verde.

Qui, in via Monza 2, a poche centinaia di metri dalle basiliche di San Giovanni in Laterano e di Santa Croce in Gerusalemme, centinaia di minori abbandonati, per lo più orfanelli, sono stati a lungo ben assistiti dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. Cioè dalle suore salesiane, l’ordine nato a fine Ottocento a Mornese, in provincia di Alessandria, su iniziativa di suor Maria Domenica Mazzarello, proclamata santa nel 1951 e a cui è dedicata una strada all’inizio di via Tuscolana.

Le religiose, in linea con gli insegnamenti di san Giovanni Bosco, dal 1917 hanno ospitato ed educato fino ad oltre 600 ragazzi l’anno nello sfarzoso palazzo di via Monza, realizzato tra il 1914 e il 1916 dall’ente morale laico “Asilo Savoia” (tuttora proprietario della megastruttura) insieme ad un edificio ad Anzio, utilizzato anche come colonia estiva.

Altri tempi, si dirà.

Fatto sta che fino al termine degli anni Settanta, l’allegro vociare dei ragazzini nello splendido giardino ha accompagnato l’esistenza delle circa 500 famiglie abitanti nei palazzi limitrofi, tra via Monza, via La Spezia, via Isernia e piazza Imola, realizzati con la vendita dei terreni dell’Asilo Savoia dal costruttore Persichetti agli inizi degli anni Cinquanta in cambio della proprietà di un intero palazzo in via Isernia allo stesso Asilo Savoia.

Tra gli abitanti della zona e gli orfanelli c’è sempre stato un indissolubile legame. Nel periodo natalizio, gli orfanelli ricevevano generosi doni dai residenti del quartiere (i più anziani ancora lo ricordano con nostalgia), nonché dai tanti studenti dell’Istituto “Immacolata” di via Monza 21, che aveva sede quasi di fronte all’Asilo Savoia, chiuso una decina di anni fa dopo quasi un secolo di onorato servizio.

Il massacro di alberi in via Monza nel 2007

Con gli anni Ottanta, quelli dell’edonismo reaganiano e thatcheriano e della “Milano da bere” (e non solo la città meneghina), le cose hanno cominciato a prendere un’altra piega.

Con la modifica delle disposizioni normative che hanno posto termine agli istituti per minori, in via Monza 2 s’è detto addio alle pie religiose con i loro orfanelli e si è fatto largo alla laicissima Asl. Naturalmente in affitto. Perché i bilanci debbono quadrare e possibilmente crescere. Ecco, quindi, il consultorio, il servizio veterinario, gli psicologi della salute mentale all’interno di un edificio che trasuda storia sin dalle tante epigrafi in travertino rimaste all’ingresso.

Ma per rendere tutto più pratico, la proprietà ha deciso di realizzare un bel parcheggio al posto dello storico giardino, con i maestosi alberi buttati giù nel 2007 con seghe elettriche e corde direzionali tra le proteste, i pianti e le vane raccolte di firme da parte degli abitanti della zona. Le immagini qui sopra sono eloquenti: oltre a splendidi cipressi, a sparire dal panorama anche maestose palme.

Del resto era il periodo del boom della realizzazione di box sotterranei. La prosecuzione di via Isernia, dopo piazza Imola e via Taranto, è via Cesena, strada nota per una vicenda relativa proprio ai tentativi di realizzare box interrati, scongiurati dagli abitanti della zona scesi in strada all’arrivo dei camion della ditta appaltatrice.

A proposito del giardino di via Monza/via La Spezia, si legge sul sito Romavissuta un appello del 2007 contro la distruzione di quell’antico spazio verde: “Ricevo questo comunicato dal Comitato cittadini via Monza, via Isernia e via La Spezia e lo pubblico, affinché si diffonda quella che è la vera natura dei parcheggi sotterranei a Roma: un arraffar denaro a più non posso, distruggendo la storia di Roma e facendone scempio”. I cittadini del Comitato ricordano nella nota che l’Asilo Savoia – allora presieduto da Oscar Tortosa, più volte assessore comunale socialdemocratico, poi socialista, quindi passato all’Italia dei Valori di Di Pietro e recentemente all’Italia dei Diritti, nonché commissario straordinario e poi presidente dell’Asilo Savoia tra il 2002 e il 2008 – amministra i beni, “in particolare un’area (catastalmente contraddistinta al foglio n. 926 particelle 30 e 212), sulle cui ‘rovine’ del giardino è sorto un parcheggio superficiale spontaneo, in uso allo stesso organismo e all’Asl Roma C, conduttrice di gran parte dello storico ed imponente edificio”. La Asl Roma C è attualmente la Asl Roma 2.

Lo stato dell’ex Giardino dell’Asilo Savoia in via Monza.

Il Comitato sottolinea, inoltre, “lo scopo prettamente economico e affaristico dell’intervento”, ricordando che nella delibera si legge: “L’Opera Pia Asilo Savoia intende accrescere la consistenza patrimoniale dell’Ente dando corso all’utilizzazione del sottosuolo”. Più chiaro di così.

Considerato l’impatto che il taglio di decine di storici alberi ha avuto sugli abitanti della zona, i più con “il dente avvelenato” per lo scempio, i progettisti hanno previsto la realizzazione – da qualcuno visto come un “contentino” – di aiuole di superficie a ridosso del parcheggio, piantando anche qualche piccolo alberello.

Oggi quegli spazi verdi sono ridotti ad un ammasso di sterpaglie, anche in questo caso eloquente l’immagine che pubblichiamo. Un’area spesso piena di immondizia. Uno spettacolo davvero poco edificante come recentemente riportato da diversi organi d’informazione, tra cui l’agenzia di stampa Agr e alcune note testate locali quali La Cronaca di Roma e In libera uscita.

La vicenda ricalca tanti altri interventi del genere legati alla realizzazione di box interrati: in superficie, appena realizzati i box sotterranei, si colloca qualche aiuola, con la presenza di sporadiche piante, cespugli ormai ridotti a sterpi e pochi alberelli. Poi la maggior parte delle piante, a causa della scarsa manutenzione o per altri motivi, si secca. E l’effetto finale è contrario alle buone intenzioni.

Il Centro anziani

Ma le burrascose vicende relative allo stabile di via Monza hanno riguardato anche il Centro anziani “San Giovanni”, ospitato dagli anni Settanta nell’edificio dell’Asilo Savoia dove un tempo vivevano gli orfanelli. “II Centro Anziani di via La Spezia rischia di chiudere e Antonio Vitullo, ex arbitro di calcio di serie A negli anni Sessanta, oggi responsabile dei centri anziani del IX Municipio proprio non ci sta” si legge in un pezzo di Valentina Rifici del 22 giugno 2011 pubblicato su Abitare a Roma. “Si tratta – dichiarava Vitullo – di un punto di riferimento essenziale, in piedi da oltre quarant’anni, per un’area con una delle più alte percentuali di terza e quarta età di tutta Roma. È frequentato da oltre 700 persone e, sin dalle origini, è perfettamente inserito nel contesto sociale… Il problema vero è che la proprietà, nata con scopi ‘altamente umanitari e civili’, come si legge nell’articolo 1 dello statuto, negli ultimi anni sta promuovendo operazioni, come la realizzazione dei box, sul cui valore morale ci sarebbe da discutere”.

Antonio Vitullo

La Rifici riassume la questione: “L’Asilo Savoia, proprietaria dell’immobile, ha presentato ricorso al Tribunale civile di Roma tramite l’avvocato Lorenzo Grisostomi Travaglini per riavere i locali. Tra i motivi della richiesta di sfratto, un’occupazione protrattasi negli anni a titolo gratuito per ‘mero spirito di graziosità dell’opera pia’, come si legge nel ricorso. I sei vani sono in realtà occupati dal Comune di Roma e dal IX Municipio ed utilizzati dal centro anziani dagli anni Settanta, da quando cioè l’asilo Savoia, ha abbandonato la sua missione originaria di accogliere gli orfani nello storico edificio (del 1914) tra via La Spezia, via Monza e via Isernia”.

Contro la chiusura del centro anziani partì una raccolta di firme nel quartiere, con centinaia di adesioni. Con il sospetto, come si legge nell’articolo, “che i locali tanto contesi potrebbero essere dati in gestione ai privati per poter monetizzare”.

Dopo tante vicissitudini, il Centro anziani ha riaperto il 25 ottobre 2014 grazie ad un protocollo d’intesa firmato il 4 giugno 2014 tra il Municipio e l’Ipab Asilo Savoia, benché gli spazi riservati ai “nonni” siano stati ridotti. Oggi la struttura è chiusa.

Rapporti problematici

29 luglio 2024. Dal tetto del garage si recupera l’estintore lanciato due settimane prima dal palazzo e altri materiali, tra cui una sedia sdraio.

I rapporti tra gli abitanti del comprensorio e l’Asilo Savoia continuano ad essere problematici. Soltanto qualche giorno fa, proprio dal palazzo dove l’Asilo Savoia ha diverse proprietà, in via Isernia, i “soliti ignoti” (probabilmente gli ospiti di una struttura vacanziera extra alberghiera, le indagini sono in corso) hanno vandalizzato il condominio e lanciato di sotto di tutto per tre notti tra le urla dei vicini. Un estintore, scagliato da una finestra, è finito sul tetto dell’autorimessa sottostante, come riportato da diversi giornali (Inpressmagazine7ColliTerzoBinarioNewTuscia). Così come sono finiti schiantati dopo un volo di diversi piani i resti di due sedie, stampelle, rotoli di carta igienica. Una grande lampada, un quadro, bottiglie, una scopa e resti alimentari sono “planati” invece nel parcheggio della Asl. Uova e mele hanno preso di mira le serrande dei box sottostanti.

“Abbiamo scritto all’Asilo Savoia perché perlomeno mandassero qualcuno a ripulire bene la nostra saracinesca, i muri limitrofi e lo spazio antistante il box, dopo aver provveduto noi stessi a farlo ‘alla bell’e meglio’ – racconta una coppia. “In alternativa abbiamo chiesto il rimborso simbolico di 50 euro per i detersivi e i materiali di pulizia. Ci hanno risposto che ‘alla luce di quanto avvenuto’ ci invitavano ‘ad esporre agli organi preposti quanto accaduto al fine di evitare danni a persone e cose’. Ma che significa? Una presa in giro? Anziché fornirci informazioni dettagliate di quanto accaduto e degli eventuali responsabili, si sono limitati ad una riga di risposta. Non dovrebbero essere loro, tra l’altro, a prevenire danni a persone e cose? Il loro pulitore, della ditta Premium Clean, era giustamente esasperato per aver raccolto sacchi strapieni di materiali sia nell’edificio di via Isernia sia appena sotto le finestre – spazio scontornato in rosso dal titolare in una foto – ma si sono ben visti, finora, dal raccogliere quanto è ancora sul tetto dell’autorimessa o a ripulire davanti ai nostri box. Facendo così non fanno altro che esasperare l’insofferenza verso il loro modo di gestire le cose”.

Dopo tante sollecitazioni, lo scorso 29 luglio una ditta, con un furgone con su scritto “Operosa.it”, ha provveduto a raccogliere i materiali sul tetto dell’autorimessa, compreso l’estintore (vedi foto).

Ma quanto accaduto è preoccupante, anche perché nello stesso edificio vandalizzato dai “soliti ignoti” e che ospita i vacanzieri c’è un checkpoint rivolto prevalentemente a persone sieropositive, dove vengono effettuati test rapidi per HIV, sifilide e altre infezioni a trasmissione sessuale.

Il giornalista Valerio Valeri, al suo articolo uscito su RomaToday soltanto qualche settimana fa, dà un titolo eloquente: “Così Asilo Savoia si è presa i servizi sociali di Roma”. E spiega che mentre per anni l’azienda per i servizi alla persona Asilo Savoia “ha operato con il freno a mano tirato”, dal 2019 in poi “ha mollato gli ormeggi allargando sempre di più la sua presenza e la sua influenza nel settore del sociale a Roma e provincia”. C’è da chiedersi, visto quanto avviene tra via Monza e via La Spezia, con quale indice di gradimento da parte dei cittadini.

(AppiOH)

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