C’è una sorta di amara assuefazione ai conflitti bellici in corso in Ucraina e nel Medio Oriente. Ogni giorno giungono notizie di morte, ma lo spazio riservato dagli organi d’informazione alla ferocia umana è sempre minore ed è praticamente quasi assente ogni riflessione su quanto sta avvenendo, sull’involuzione dello scontro, sui rischi crescenti per tutti.
Ormai le vittime rappresentano soltanto numeri che si sommano.
La diabolica carneficina effettuata martedì in Libano tramite i cerca-persone (pager) e ieri attraverso i walkie talkie, cioè le radiotrasmittenti (probabilmente anche attraverso iPhone, videocamere, pannelli solari e moto elettriche, come riporta Jerusalem Post) dimostra che non c’è limite alla barbarie umana, rafforzata da azioni realmente diaboliche, imprevedibili e sempre più sofisticate.
Secondo più fonti, il bilancio delle esplosioni di martedì scorso – il primo cyberattacco – sarebbe di circa 4mila feriti, di cui circa 500 persone rimaste cieche, e di una dozzina di morti in Libano, mentre le stime per la Siria sarebbero più complicate. Davvero un’ecatombe, con ospedali e centri medici entrati in crisi. Non minore il bilancio di ieri, con almeno 450 feriti e una ventina di morti secondo le prime stime del ministero della Salute libanese, rilanciati da Rainews.
La regia dell’operazione sarebbe dei servizi segreti israeliani, come noto tra i migliori al mondo per questo genere di operazioni.
Creare disabili è un’antica strategia di guerra, effettuata in passato soprattutto con le mine-antiuomo dirette in particolare ai bambini attraverso finti giocattoli in grado di esplodere. Un disabile è infatti un peso economico e sociale per uno Stato nemico.
La crudeltà non ha tempo. E quanto sta avvenendo in Medio Oriente è una ricca semina di odio senza prospettive per il futuro di tutti i popoli coinvolti. Le logiche della cattiva politica non si fermano davanti a niente: alzare lo scontro sembra l’unico obiettivo di queste scellerate azioni che diffondono unicamente una sofferenza sempre più di massa. Siamo sull’orlo del baratro. E il dialogo internazionale, la migliore medicina, continua ad essere assente.