Internet mette a repentaglio il “futuro sostenibile”

Leonardo Mamone
18/12/2024
Tempo di lettura: 3 minuti
Internet

Da vari anni a questa parte si parla di cambiamento climatico e di come sia necessario eliminarne le cause, ponendo spesso l’attenzione su macchine, grandi mezzi di trasporto e agenti inquinanti, tralasciando ciò che, secondo il Global carbon project, ha un impatto non indifferente sul clima: internet. Stando a quanto affermato dal progetto, chiunque effettui una singola ricerca su Google genera più di 2 grammi di CO2. In condizioni standard si stima dunque che l’impatto globale di Internet sull’ecosistema corrisponde a un’emissione di quasi 4 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno: circa il 10% dell’emissione totale prodotta nel Pianeta.

Le cause dietro questo ingente inquinamento risiedono dietro la necessità di alimentare e raffreddare i grandi server, i data center e la rete di trasmissione dati utilizzate, per il quale è necessaria una grande portata di energia elettrica, generalmente proveniente in prevalenza da combustibili fossili.

Non può lasciare indifferenti il fatto che nel 2040 l’impronta ecologica del digitale potrebbe rappresentare ben il 14% delle emissioni globali di CO2, andando dunque ad aumentare l’importante numero che rappresenta ad oggi. Si vorrebbe dunque evitare di eliminare alcune delle cause dell’inquinamento dimenticandone e intensificandone altre. Si può, infatti, già prevedere l’esplosione del traffico internet, che dal 2015 al 2027 passerà da 0,6 a 4,2 zettabyte (un aumento del 600%), al tutto si unisce la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale, che potrebbe rendere tutto ancora più impegnativo, considerando le enormi potenze di calcolo e dunque l’energia per questa necessaria.

Circa le previsioni del futuro, da un lato il Sole 24 Ore, due anni fa, lamentava che il consumo di Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google insieme in tre anni, da 2018 al 2020, è quasi triplicato, passando da 16,6 a 49,7 milioni MWh, con conseguente aumento aggregato delle emissioni totali del 17% nei medesimi anni, mentre dall’altro, alcuni esperti, tra i quali Nicola Armaroli, ricercatore CNR, non credono che ci aspetti un futuro così catastrofico. Armaroli crede infatti che: “Non c’è nessun indicatore attendibile che suggerisca un aumento clamoroso con conseguente boom dei consumi elettrici. Non ultimo perché l’intelligenza artificiale migliorerà la gestione della rete elettrica con conseguente contenimento delle emissioni di CO2”.

Vi è però un ulteriore lato nascosto dietro al digitale che ormai circonda ogni aspetto della nostra vita, ossia la necessità di materie prime per mantenere in piedi la “grande macchina del digitale”. Proprio l’estrazione di materie prime rare, tra cui il silicio e terre rare, necessari per alimentare i server, contribuiscono alla distruzione di habitat naturali a causa della produzione di polveri e sostanze chimiche pericolose, come acidi e metalli pesanti. Queste operazioni sono svolte in aree geografiche ricche di materie prime come l’Africa, ma geopoliticamente fragili, il che crea terreno fertile per sfruttamento del lavoro e conflitti armati. Vi è fortunatamente una buona notizia, suggerita dallo stesso Armaroli, il quale indica alcuni accorgimenti: scaricare i contenuti anziché fare streaming, evitare di inviare email pesanti e allegati inutili, usare il Wi-Fi invece della rete mobile e ridurre le lunghe sessioni di gioco online. Azioni piccole ma potenti, che insieme possono fare una grande differenza nell’alimentare un futuro digitale migliore.

FONTI

“Internet, il gigante dei gas serra” (Corriere della Sera 10 Dec 2024 di Enzo Riboni)

Leonardo Mamone