Il terremoto in Turchia e Siria, tragedia colossale

Leonardo Mamone
19/02/2023
Tempo di lettura: 4 minuti
Terremoto

Nella notte tra il 5 e il 6 febbraio si è verificata una colossale calamità naturale, principalmente per mezzo di due forti scosse di terremoto, nella zona meridionale della Turchia e nelle regioni settentrionali della Siria.

Un primo terremoto, con ipocentro a circa 17,9 chilometri di profondità ed epicentro a 34 chilometri a nord-ovest della città di Gaziantep (a circa 90 chilometri dal confine con la Siria), ha registrato una magnitudo di 7,8 Mw (XI su un massimo di XII secondo la scala Mercalli), venendo seguito da decine di altre scosse di assestamento.

Successivamente, una nuova scossa, con magnitudo di 7,5 Mw ed epicentro localizzato a 4 chilometri a sud della città di Ekinözü, ha colpito soprattutto il territorio della provincia di Kahramanmaraş (Turchia centro-meridionale).

Secondo le stime effettuate dalle autorità turche e siriane, in totale oltre 45mila persone sono morte, mentre sono stati registrati più di 85mila feriti.

“La cicatrice” del sisma corre per 150 chilometri e attraversa, deformandoli, campi, strade e ruscelli.

“Il terremoto è stato così forte da causare massicce deformazioni del suolo – si legge sul sito Copernicus (il programma di osservazione della Terra gestito da Agenzia spaziale europea e Commissione europea).

La scossa è stata percepita anche in Israele, Cipro e Libano, oltre ai Paesi confinanti con i due interessati; le onde sismiche sono state captate anche dai sismografi della Danimarca e della Groenlandia.

Data l’intensità, la maggior parte degli aeroporti della zona ha subito danni alle piste d’atterraggio, provocando di fatto un’interruzione di numerosi collegamenti.

In particolare, si è resa necessaria la chiusura degli aeroporti di Gaziantep, Antiochia e Iskenderun, Malatya, Adana e Kahramanmaraş.

Il ministero della Difesa di Ankara ha reso noto che il porto di İskenderun ha subito gravi danni; in seguito l’infrastruttura ha subito anche lo scoppio di un vasto incendio, probabilmente provocato dalla caduta di alcuni container contenenti materiale infiammabile.

Come si può intuire da una scossa sismica che ha spostato di ben cinque metri la penisola anatolica, i danni ai Paesi limitrofi sono stati altrettanto catastrofici.

È la zona settentrionale della Siria a registrare i più distruttivi effetti dopo quelli che hanno interessato la Turchia.

Tale territorio siriano è in parte controllato dalle forze ribelli coinvolte nella guerra civile contro il regime del presidente Bashar al-Assad. Secondo le stime dell’International Rescue Committee e dei Caschi bianchi, il sisma ha ulteriormente aggravato una situazione già fortemente precaria e di emergenza, in quanto tali regioni erano abitate da milioni di sfollati, provenienti da altre parti della Siria e fuggiti in seguito all’escalation del conflitto, nonché composte da un gran numero di rifugi temporanei e case fatiscenti.

Sono stati registrati crolli di moltissimi edifici in numerose città appartenenti all’area colpita, tra cui Jinderes, Bsania, Idlib e Aleppo (situate vicino al confine turco), ma sono state coinvolte anche altre zone del Paese, tra cui le città di Hama, Damasco e Baniyas (città della Siria occidentale distanti dal confine). Una delle situazioni più critiche si è verificata ad Aleppo, nel nord-ovest della Siria, già stata gravemente danneggiata durante le fasi più violente della guerra civile.

Secondo le stime effettuate dai due Paesi principalmente coinvolti, il terremoto ha finora provocato 45.472 vittime accertate (di cui 39.672 in Turchia e 5.800 in Siria) e un elevato numero di dispersi che porteranno tale bilancio ad aumentare ulteriormente, mentre sono stati registrati più di 85mila feriti.

Si è chiusa il 18 febbraio, a seguito delle comunicazioni ricevute dalle autorità turche e dopo quasi due settimane di interventi sul campo, la missione dei team italiani specializzati in ricerca e soccorso in ambiente urbano, che dal 6 febbraio, a seguito del forte terremoto, si sono occupati delle ricerche sul campo, insieme al personale del Dipartimento della Protezione civile, per supportare le autorità locali.

L’Italia, a seguito della richiesta di aiuti arrivata al Meccanismo Unionale di Protezione Civile da parte delle autorità turche, si era subito attivata attraverso il Servizio nazionale della protezione civile.

Un altro terremoto, di cui si parla poco, si è recentemente verificato in Indonesia. Qui lo scorso 17 febbraio è stato registrato un sisma di magnitudo 6.4 a Tual, con raggio d’azione di circa 160 chilometri.

Le notizie a riguardo sono davvero poche, le uniche presenti affermano l’assenza di rischio circa un possibile tsunami.

Il Paese fronteggia da diverso tempo numerose scosse di terremoto, un’altra il 9 gennaio di quest’anno, con magnitudo 7.7.

Le poche notizie a riguardo, circa eventuali feriti, sono probabilmente conseguenza della frequenza delle scosse sismiche nel Paese, con magnitudo anche molto elevata.

FONTI

https://it.wikipedia.org/wiki Terremoto_in_Turchia_e_Siria_del_2023

https://www.la7.it/intanto/video/terremoto-in-turchia-le-incredibili-immagini-della-frattura-della-terra-16-02-2023-472474
https://www.protezionecivile.gov.it/it/notizia/terremoto-turchia-e-siria-terminate-le-attivita-delle-squadre-ricerca-e-soccorso
https://www.ilmeteo.it/notizie/terremoto-tual-17-febbraio-2023-087403
https://www.chinadaily.com.cn/a/202302/17/WS63ef5405a31057c47ebaf74b.html
Leonardo Mamone