
L’energia nucleare sta riemergendo come una risorsa chiave nella transizione energetica italiana, in un contesto mondiale caratterizzato dalla necessità di ridurre le emissioni di carbonio e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti energetici.
E’ davvero trascorsa un’era dal periodo in cui nelle strade, specie tra gli anni Settanta e Ottanta, si susseguivano manifestazioni contro l’installazione dei reattori, mentre un referendum ha sancito la scelta definitiva contro il nucleare.
Oggi, però, secondo l’analisi di EY “Nucleare Italia: il punto della situazione”, questa energia può svolgere un ruolo determinante nel percorso verso la decarbonizzazione e la stabilità energetica del Paese. Insomma, ci si sta avviando a considerare concretamente la possibilità di ricorrere al nucleare per il futuro.
Paola Testa, EY Europe West Energy & Resources Consulting Leader, spiega: “La strada per la decarbonizzazione richiederà l’adozione di una varietà di fonti energetiche per soddisfare la domanda di energia in modo sostenibile e sicuro. In questo contesto, l’energia nucleare sta emergendo come uno strumento essenziale nel contrastare il cambiamento climatico. Per questo, anche in Italia, risulta determinante la collaborazione tra il mondo istituzionale, accademico e industriale per consolidare il percorso verso la transizione energetica di cui questa energia ne rappresenta il futuro. Le prospettive per il 2025 indicano che gli investimenti nel nucleare potrebbero avere un impatto economico complessivo di 50,3 miliardi di euro, beneficiando di 35,5 miliardi di ricadute indirette e indotte, con un risparmio annuo stimato tra 8 e 10 miliardi di euro sulle importazioni di energia.”
L’Italia sta intraprendendo un percorso legislativo volto a riconsiderare l’energia nucleare come una risorsa strategica all’interno del proprio mix energetico, in linea con gli obiettivi europei di decarbonizzazione e sicurezza energetica. Il disegno di legge recentemente approvato, si inserisce, infatti, in un contesto normativo europeo che disciplina la sicurezza nucleare, la gestione dei rifiuti radioattivi e la promozione di fonti energetiche a basse emissioni.
Aggiunge Paola Testa: “Il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri il 28 febbraio 2025 rappresenta un passo significativo verso la sostenibilità energetica. L’energia nucleare, se gestita in modo sicuro e responsabile, può contribuire alla riduzione delle emissioni di carbonio e garantire una fonte energetica stabile che possa affiancare le rinnovabili e mantenere stabile la baseline produttiva.
I futuri decreti legislativi dovranno abilitare anche investimenti e fondi per la creazione di piattaforme di sviluppo tecnologico che si muovano nella realizzazione di alleanze industriali a presidio e protezione della filiera energetica e nucleare italiane ed europea. D’altronde, l’investimento nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie avanzate, come la fusione nucleare realizzabile in un futuro non troppo lontano, potrebbe portare a innovazioni cruciali per il futuro energetico del Paese”.
Grazie ad una rete di partnership italiane ed europee che favoriscono la crescita e l’innovazione nel settore, il Paese sta consolidando il proprio ruolo come attore di primo piano nello sviluppo delle tecnologie nucleari avanzate e punta a definire una strategia per il reintegro dell’energia nucleare nel mix energetico entro il 2027 e a coprire tra l’11% e il 22% della domanda elettrica nazionale entro il 2050. In questo contesto, gli SMR (Small Modular Reactors, reattori avanzati con una capacità massima di 300 MWe per unità ovvero circa un terzo della potenza di un reattore convenzionale), rappresentano una delle opzioni più promettenti per il rilancio del nucleare in Italia, grazie alla loro flessibilità e ai potenziali vantaggi in termini di sicurezza.
Secondo le stime EY, lo sviluppo del nuovo nucleare in Europa e Italia potrebbe generare un mercato complessivo di circa 46 miliardi di euro per la filiera industriale italiana, con un valore aggiunto di 14,8 miliardi di euro e la creazione di circa 117.000 nuovi posti di lavoro.
Risulta dunque cruciale puntare ad un piano di sviluppo delle competenze per coprire l’intero spettro di figure professionali necessarie attraverso, ad esempio, percorsi formativi specifici per tecnici, ingegneri e operatori del settore, con particolare attenzione alla progettazione e costruzione di impianti, alla gestione operativa dei reattori e allo smaltimento sicuro dei rifiuti radioattivi o ancora facendo leva sulla formazione di profili provenienti dagli istituti tecnici superiori (ITS).
Facendo un paragone con gli altri Paesi europei, in Europa l’energia nucleare gioca un ruolo cruciale nella transizione energetica. La Francia ha una capacità nucleare installata di circa 61 GW, coprendo il 70% della domanda elettrica nazionale. La Germania, invece, ha deciso di disattivare le proprie centrali nucleari entro il 2022, ma sta valutando la possibilità di riaprire il dibattito sul nucleare a causa delle crescenti preoccupazioni per la sicurezza energetica e la decarbonizzazione.
In conclusione, l’evoluzione recente del quadro normativo e delle strategie energetiche italiane mostra uno sviluppo significativo rispetto al contesto delineato nello studio di EY del gennaio 2024. L’Italia sta rivalutando il ruolo dell’energia nucleare per supportare la transizione energetica, rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti e ridurre la dipendenza dalle importazioni.
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