
I nodi presenti nel sistema formativo italiano, anche in rapporto all’evoluzione del mercato del lavoro tra innovazione tecnologica, inverno demografico e skills mismatch. Su questi complessi temi s’è sviluppato un articolato dibattito tra esperti in occasione della presentazione a Roma del secondo Rapporto “Formazione e Lavoro” di Osservatorio Proxima, curato da Enzima12.
L’indagine, come ha evidenziato l’economista bocconiano Piercamillo Falasca, che ha moderato l’incontro, ha tra i suoi punti di forza la comparazione delle principali fonti a disposizione in materia, dai Rapporti Asvis, Cnel, Esde, Greenitaly, Green Skills, Inapp, Indire, Istat, Oecd, Thea, al Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e a vari documenti istituzionali nazionali e comunitari.
Si parte dai numeri. Per quanto riguarda la formazione, il Rapporto mette in evidenza innanzitutto il ritardo italiano: da noi nel 2022 soltanto il 36% degli adulti tra i 25 e i 64 anni ha partecipato ad attività di aggiornamento e riqualificazione, rispetto ad una media europea al 45% (Svezia al 74%, Norvegia al 60%, Germania al 60%, Francia al 51%). Dietro di noi soltanto la Grecia al 17%.
Significa che nel nostro Paese ogni individuo ha partecipato in media a 1,8 corsi di formazione all’anno.
La luce in fondo al tunnel viene dal 41,6% delle imprese italiane che ha avviato programmi di digitalizzazione, mentre il 30,3% ha investito in iniziative legate alla sostenibilità ambientale.
Particolarmente evidenti due disparità in ambito formativo: mentre il 62,8% dei lavoratori accede ad opportunità formative, di contro soltanto il 17,4% della popolazione disoccupata nel usufruisce; inoltre chi possiede un alto livello di istruzione intraprende più frequentemente percorsi formativi non formali rispetto a chi ha un basso livello di studi, sebbene questi ultimi ne avrebbero ovviamente più bisogno.
Altra criticità emerge nella differenza di chi fa formazione aziendale, con la netta prevalenza di imprese grandi nell’offerta di opportunità formative rispetto alle piccole e medie aziende. Soltanto il 7,3% delle microimprese utilizza strumenti innovativi come il microlearning contro il 22,4% delle aziende con oltre 250 addetti.
I dati negativi sono anche quantitativi. Nel 2022 le aziende che hanno erogato formazione sono state 726.960 e già nel 2023 il numero complessivo di chi ha organizzato o previsto corsi è sceso a 708.940. La vera frattura è dimensionale: forma i propri lavoratori il 51,4% dalle aziende tra 50 e 499 dipendenti contro il 21% dalle aziende con meno di nove dipendenti.
Parallelamente, anche la trasformazione dei contenuti formativi è netta. Il 41,6% delle imprese forma i propri dipendenti su digitalizzazione (soprattutto cyber-sicurezza, tecnologie 4.0, digital marketing), mentre il 30,3% punta sulla transizione ecologica, investendo in gestione ambientale, rifiuti, riciclo, efficienza energetica.
Quanto al finanziamento, nel 2023 il 76,8% delle imprese ha auto-finanziato la formazione ma solo il 15,4% ha usato fondi interprofessionali, che però movimentano oltre 980 milioni di euro l’anno. Le piccole imprese ne beneficiano pochissimo (8,5%), eppure si tratta di uno strumento già pronto e largamente sottoutilizzato.
In aggiunta, nel terzo bando del Fondo Nuove Competenze – che finanzia nelle imprese i percorsi di aggiornamento per i lavoratori durante l’orario di lavoro – l’intelligenza artificiale entra tra le quattro aree strategiche accanto a digitale, green e welfare.
Differenze rilevanti anche in termini geografici: più formazione aziendale viene effettuata nel Nordest (Friuli-Venezia Giulia al 34,1%, Veneto al 31,7%, Trentino-Alto Adige al 31,5%), quindi Nordovest (Piemonte al 30,7%, Valle d’Aosta al 30,6%, Lombardia al 29,1%, Liguria al 25,6%). Bene Umbria al 29,8%, Emilia-Romagna al 28,2%, Molise al 25,1%: A seguire le altre regioni, con Puglia fanalino di coda al 18,3%, Sicilia al 20%, Campania al 20,2%, Calabria al 21,6%.
Il mondo
del lavoro
Sul fronte del lavoro, il Rapporto “Formazione e Lavoro” di Osservatorio Proxima evidenzia le principali trasformazioni in atto, dal disallineamento delle competenze sempre più accentuato all’inverno demografico che sta riducendo la forza lavoro, sostituita in parte dalle tecnologia e dall’irruzione dell’intelligenza artificiale.
Nel dettaglio, a causa del disallineamento tra formazione e bisogni occupazionali l’Italia ha perso 43,9 miliardi di euro, il 3,4% del Pil dei settori analizzati nel 2023. La cifra, calcolata a partire dai dati del sistema Excelsior, racchiude i costi della ricerca di personale di difficile reperimento e le tempistiche di inserimento che variano tra 2 e 12 mesi.
Tra le principali criticità, la bassa occupazione femminile, che resta ferma al 56,5%, con una distanza di 19,5 punti percentuali rispetto agli uomini, e l’elevata percentuale di giovani inattivi o con contratti precari.
C’è poi il capitolo della transizione verde, che richiede competenze innovative e percorsi formativi mirati.

«Il mismatch di competenze si manifesta su due fronti: le imprese faticano a trovare i profili richiesti e i lavoratori non hanno accesso a percorsi efficaci per sviluppare le skills necessarie – ha spiegato l’ingegnere Fabrizio Gallante, managing partner di Enzima12, in apertura del dibattito. «Questo disallineamento non è solo tecnico ma genera inefficienze strutturali, rallenta l’innovazione ed è un costo industriale elevato per il nostro Paese. Il sistema formativo aziendale in Italia è fortemente polarizzato: sono soprattutto le grandi imprese a formare, più della metà investe nei propri dipendenti mentre le micro non ce la fanno a stare al passo, e appena un’azienda su cinque investe in formazione. Questa asimmetria compromette la competitività del tessuto produttivo e rallenta l’accesso e diffusione di competenze necessarie per affrontare le transizioni in corso».
Riguardo all’intelligenza artificiale, Gallante ha fatto notare come i dati certi siano ancora pochi, più evidenti le tendenze a supplire in parte il ricambio lavorativo, con la variabile demografica che aggrava il quadro: per ogni 1.400 lavoratori senior in uscita, ne entreranno solo 1.000 giovani entro il 2050. L’età mediana nel Paese è già di 48,4 anni, destinata a salire oltre i 51 nei prossimi 25 anni.

«Con l’intelligenza artificiale possiamo salvare e trasmettere il patrimonio di competenze dei lavoratori esperti, costruendo un ponte tra generazioni e valorizzando il sapere delle imprese – ha proposto Vincenzo Vietri, co-fondatore di Enzima12. «Davanti al silver tsunami, al mismatch e all’inattività femminile, l’Italia rischia di perdere gran parte del suo potenziale produttivo. Occorre riconoscere la formazione continua come diritto, spingere le PMI a usare i fondi disponibili, rilanciare ITS, giovani e donne, e trasformare l’esperienza dei senior in risorse formative attraverso l’IA. Lo 0,30% di contribuzione obbligatoria deve tornare alla sua missione: finanziare percorsi per i lavoratori, non coprire altre voci di bilancio. Serve anche un impegno forte in sede europea per escludere i fondi per la formazione dal regime degli aiuti di Stato: solo così si garantiscono coerenza e impatto reale alle politiche attive – ha concluso Vietri.
Piercamillo Falasca, alimentando il confronto, s’è soffermato su tre dati centrali: la formazione in Italia si svolge essenzialmente nell’orario di lavoro; la scarsa capacità delle pmi di performare; l’analisi di quanto il sistema italiano reggerà all’irruzione dell’intelligenza artificiale e al peso dell’inverno demografico.
I protagonisti
del “tavolo”
Guido Saracco, rettore emerito del Politecnico di Torino e Amelia Parente, Senior Corporate Vice President delle Risorse Umane del gruppo Diasorin, multinazionale leader nella diagnostica di laboratorio, hanno concordato nella necessità di fare sistema tra scuola, università e imprese, rispondendo con logiche costruttive e pragmatiche alle criticità, ripensando anche il welfare per favorire la formazione al di fuori dell’azienda e scardinando gli attuali vincoli accademici. «Si farà sempre più sentire lo tsunami dell’intelligenza artificiale, per cui avremo un secondo cervello con informazioni più aggiornate e di facile presa – ha detto il professor Saracco. «Si tratta di una sorta di ‘secondo cervello’ che imporrà non solo un cambio antropologico, ma la conversione della formazione per affrontare il nuovo mondo – ha concluso l’ex rettore, anticipando l’uscita in autunno del suo libro su queste tematiche.

Il giuslavorista Michele Faioli dell’Università Cattolica s’è soffermato sulla diffusa concezione “statica” del mercato del lavoro, visto più con posizioni da difendere, anziché con qualifiche da promuovere. Il professore ha inoltre evidenziato un’altra criticità nell’incapacità di realizzare un sistema unitario nazionale del lavoro, collegato a quello europeo.
Il senatore Marco Lombardo di Azione, noto per aver lanciato nel 2023 una provocazione attraverso un discorso a Palazzo Madama scritto dall’intelligenza artificiale ChatGPT per evidenziare la materia dell’evoluzione tecnologica in ambito istituzionale, ha sottolineato la necessità di legare ogni dato riguardante lavoro e formazione al tema della crescita. «La parzialità della lettura dei dati emerge dalla strumentalizzazione politica: per la maggioranza il bicchiere è pieno grazie all’aumento dell’occupazione e al calo del tasso dei disoccupati, mentre per le opposizione il bicchiere è vuoto a causa dell’aumento degli inattivi, della bassa produttività e della media di tre morti al giorni sul lavoro – ha affermato il senatore, che ha anche ricordato l’importanza del dato della bassa occupazione femminile, collegato di fatto alla bassa produttività. Infine l’esponente di Azione ha detto che occorre partire dalla conoscenza dei bisogni delle imprese e di quelli delle persone per affrontare le attuali criticità del mondo del lavoro e che il progresso tecnologico non va visto come fattore di rischio, come avviene il più delle volte, ma quale opportunità.
Paolo Weber, direttore delle risorse umane dell’Istat, ha analizzato il calo dell’attrattività del posto di lavoro nella pubblica amministrazione, soprattutto da parte dei giovani, collegandolo principalmente a ragioni culturali rispetto a quelle salariali. L’esperto ha poi messo in evidenza come il lavoro cresca attualmente in settori non caratterizzati da grandi competenze, come il turismo. Riguardo, nello specifico, all’Istat, «che ha l’ambizione di fornire dati ai decisori politici e intende migliorarsi nelle forniture di analisi e nella tempestività dei dati», come ha anticipato Weber, la sfida è nel riuscire ad intercettare persone in grado di rendere trasparenti e comprensibili i meccanismi degli algoritmi ed i prossimi concorsi verteranno sulla selezione, in primis, di ricercatori tecnologici e analisti.
Infine per i fondi interprofessionali, che nel 2023 hanno movimentato 981 milioni di euro, con una crescita del 5,13% rispetto al 2022, sono intervenuti Massimo Sabatini, direttore generale di Fondirigenti, che con oltre 38 milioni di gettito della contribuzione 0,30% copre una quota del 3,9% del totale ed Elvio Mauri, direttore generale di Fondimpresa, il fondo leader in Italia, con 107 dipendenti, 479 milioni di gettito e il 48,8% delle risorse totali.
Il primo ha rimarcato la necessità di rimettere al centro la persona, puntando sul benessere ambientale e sul trattenimento dei talenti in azienda; il secondo ha posto innanzitutto l’esigenza di cambiare il contesto emotivo del Paese, lavorando per riportarlo sul positivo, e sulla necessità di avere certezze, dall’allocazione delle risorse alle posizioni degli interlocutori istituzionali.
Entrambi hanno ribadito la necessità di ristabilire l’integrità dello 0,30% dei contributi versati, eliminando quel “prelievo forzoso” che consente oggi all’Inps di trattenere di fatto circa uno 0,03% per finanziare politiche passive come la cassa integrazione.
LA SCHEDA
Enzima12 è un venture builder che crea e abilita società nei servizi per la formazione e per il lavoro. Fanno parte del gruppo le aziende Skills, AG Training, Darwin, Funding42, Evergon Training, Nexento, Dharma, Justeam, oltre all’agenzia di somministrazione Meraki Job e allo startup studio 12Venture Società Benefit. Il gruppo cura anche l’Osservatorio Proxima, che pubblica report annuali sulla formazione e il lavoro in Italia e sulle evoluzioni dell’EdTech.