Il Ponte sullo Stretto, tra progetti e dibattiti

Nataliya Bolboka
15/12/2022
Tempo di lettura: 4 minuti
Ponte

Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del governo Meloni, si scaglia contro The bad guy, la nuova serie tv firmata Amazon, dove in alcune scene si mostra il crollo del ponte di Messina, nella fiction già costruito, scrivendo sui social “L’ennesimo stereotipo di pessimo gusto sull’Italia e sul popolo siciliano: dopo la sua realizzazione, il Ponte sullo Stretto crolla perché la costruzione era stata affidata ad aziende legate ai clan mafiosi…”.

Ancora una volta si torna a parlare del Ponte sullo Stretto, argomento caldo degli ultimi mesi e tra gli obiettivi principali del nuovo ministro delle Infrastrutture. Ma l’idea di un ponte che colleghi Calabria e Sicilia è un progetto di cui si discute già da tempo, e forse proprio il progetto più discusso d’Italia.

Storia del progetto

Già nel lontano 1866, infatti, l’allora ministro dei lavori pubblici, Stefano Jacini, affidò all’ingegnere di fama internazionale Alfredo Cottrau il compito di studiare un progetto di ponte per unire la Sicilia alla penisola. Di qualche anno più tardi è il progetto dell’ingegnere Carlo Alberto Navone che, ispirandosi all’idea di Napoleone di una galleria sotto la Manica, propose la costruzione di un allacciamento sottomarino.

Nel 1908, un terribile terremoto colpì proprio questa zona, costituendo la più grande tragedia sismica del Novecento, con 120mila vittime tra Sicilia e Calabria, e ricordando a tutti la necessità di considerare l’attività sismica della zona prima di realizzare qualsiasi tipo di collegamento.

Nel corso degli anni i progetti si sono succeduti, arrivando anche a bandire nel 1968 il “Concorso internazionale di idee”. Ma nessuno ha trovato realizzazione.

Tra la fine del Novecento e l’inizio degli anni duemila, il collegamento tra Messina e Reggio Calabria è diventato uno dei cavalli di battaglia di Silvio Berlusconi. Proprio durante il terzo governo Berlusconi, nel 2005, il consorzio capitanato da Impregilo si aggiudicò la gara d’appalto per la costruzione del ponte, che però è stata bloccata l’anno dopo.

Nel 2021 il governo di Mario Draghi ha riproposto la costruzione del Ponte di Messina e ha affidato alle Ferrovie dello Stato un nuovo studio di fattibilità. La relazione del gruppo di lavoro del ministero delle Infrastrutture ha affermato che “sussistono profonde motivazioni per realizzare un sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, anche in presenza del previsto potenziamento e riqualificazione dei collegamenti marittimi (collegamento dinamico)”.

Secondo la relazione, l’ipotesi migliore è quella di un ponte a tre campate, che dovrebbe essere realizzato in circa sette anni e, come spiegato dall’ex ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini “poiché il Pnrr prevede che le sue opere siano in esercizio per il 2026, il Ponte non può rientrare fra queste”.

La soluzione del nuovo governo

Punto fondamentale nel programma del centrodestra, una volta al potere il nuovo governo non si è fatto attendere. A novembre lo staff del nuovo ministro ha indetto un incontro con i Presidenti delle Regioni Calabria e Sicilia per istituire una regia permanente tra Regioni e ministero e programmare un incontro istituzionale con la Rete Ferroviaria Italiana, che si è occupata dello studio di fattibilità.

Il ministro Salvini ha assicurato che si vuole portare a termine l’opera “ingegneristica più green, più ecocompatibile di quelle studiate”.

La soluzione migliore sembra riprendere il vecchio progetto, già approvato in via definitiva nel 2011, a campata unica lunga 3.300 metri, campate laterali di 3.666 metri di lunghezza complessiva, 60,4 metri larghezza dell’impalcato, torri alte 399 metri, due coppie di cavi per il sistema di sospensione ciascuna di 1,26 metri di diametro e una lunghezza complessiva dei cavi pari a 5.320 metri. E ancora 44.323 fili d’acciaio per ogni cavo di sospensione, circa 70 metri di altezza di canale navigabile centrale per il transito di grandi navi e blocchi d’ancoraggio di 533.000 metri cubi di volume. Inoltre, l’impatto visivo sarebbe minimo, in quanto solo il 17 per cento della struttura verrebbe costruita fuori terra.

Il risultato finale dovrebbe essere un ponte con sei corsie stradali, tre per ciascun senso di marcia, due corsie di servizio e due binari, con una capienza di 6.000 veicoli all’ora e 200 treni al giorno.
Progetto da sette miliardi di euro, l’obiettivo è posare già la prima pietra nel 2023.

Nataliya Bolboka