Il futuro digitale italiano passa dai Data Center Campus

Giampiero Castellotti
27/02/2025
Tempo di lettura: 6 minuti
Hcdc Aruba

Negli ultimi anni, il settore dei Data Center in Italia ha registrato un’espansione significativa. Secondo l’Osservatorio Data Center del Politecnico di Milano, attualmente nel Paese sono operative 186 infrastrutture, mentre altre 98 sono in fase di programmazione o costruzione. Questa crescita è il risultato dell’evoluzione tecnologica e dell’aumento degli investimenti da parte degli operatori di Data Center, segno che l’Italia è diventata nel tempo una delle aree di sviluppo più interessanti in Europa per la crescita del mercato.

Un segnale importante arriva dal mercato della colocation che ha evidenziato un incremento costante. Nel 2022 il settore valeva 596 milioni di euro, con una previsione di crescita fino a 765 milioni di euro nel 2024. Questa espansione è spinta dalla crescente domanda di servizi IT e dalla necessità per le aziende di mantenere la piena proprietà delle proprie infrastrutture IT avvalendosi, però, di Data Center di proprietà e gestiti da fornitori specializzati, oltre che caratterizzati da una maggiore affidabilità, sicurezza ed efficienza.

L’importanza dei Data Center è riconosciuta anche a livello istituzionale, tanto che sono attualmente in discussione diverse proposte di legge, dedicate a queste infrastrutture. Si tratta di un passaggio fondamentale per regolamentare il settore, ma perché sia realmente efficace, la normativa dovrebbe permettere al comparto di svilupparsi con più facilità ed efficienza, in modo da garantire adeguata copertura normativa, certezza nelle tempistiche approvative e coordinamento tra gli enti che si devono pronunciare in merito. Questi aspetti sono particolarmente rilevanti per i grandi Data Center, i quali, proprio per la loro dimensione, oltre a dover rispettare stringenti criteri di efficienza energetica e sicurezza, sono soggetti a iter di validazione ambientale complessi e articolati. Al contrario, le strutture di piccole dimensioni, che spesso non sono soggette a tali valutazioni, rischiano di proliferare senza un adeguato controllo. Se l’obiettivo è rendere l’Italia un hub digitale competitivo a livello europeo, è essenziale incentivare infrastrutture su larga scala, capaci di attrarre investimenti e accelerare la trasformazione digitale ed energetica del Paese.

L’attenzione all’efficienza, propria dei Data Center Campus, è diventata una priorità per l’intero settore ICT. Già dal 2021, alcuni operatori europei hanno dato vita al Climate Neutral Data Centre Pact, un’iniziativa di autoregolamentazione che mira a rendere queste infrastrutture climaticamente neutrali entro il 2030. Ad oggi, oltre cento operatori e associazioni (l’85% del mercato) hanno aderito al Patto, impegnandosi in aree chiave come l’uso di energia rinnovabile, l’efficienza energetica, la riduzione del consumo idrico e l’adozione di pratiche di economia ed energia circolare. 

A livello europeo, i principali mercati FLAPD – ovvero Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino – stanno affrontando difficoltà legate alla saturazione energetica, portando quelli che precedentemente erano definiti Paesi “Tier 2”, tra cui i Paesi nordici, l’Italia e la Spagna a emergere come nuovi hub, grazie a condizioni climatiche favorevoli e a un’elevata connettività. In questo scenario, quindi, l’Italia si posiziona come un attore chiave tra i Paesi emergenti dell’area mediterranea e balcanica, offrendo interessanti opportunità per chi intende investire nel settore.

Per non perdere questa opportunità e non ripetere gli errori di altri Paesi, è fondamentale diversificare le aree di costruzione dei Data Center. Una concentrazione eccessiva in determinate zone, come già accaduto a Milano, potrebbe portare a problemi di saturazione, già osservati in altre città europee. Promuovere una distribuzione più equilibrata su tutto il territorio nazionale consentirebbe di garantire un accesso diffuso alle tecnologie digitali e un uso ottimale delle risorse disponibili, evitando squilibri e criticità infrastrutturali.

In questa direzione, l’Osservatorio Data Center del Politecnico di Milano ha evidenziato il crescente interesse per i Data Center Campus, con investimenti previsti per 5,7 miliardi di euro tra il 2025 e il 2026. Aruba ha anticipato questa tendenza già otto anni fa, inaugurando il suo primo Data Center Campus a Ponte San Pietro, e oggi il mercato conferma che questa è la strada da seguire. A conferma di questo sviluppo, nell’ottobre 2024 l’azienda ha inaugurato l’Hyper Cloud Data Center a Roma, un nuovo Data Center Campus, progettato per garantire i massimi standard di efficienza energetica, sicurezza e resilienza. 

In conclusione, per rendere l’Italia un vero hub digitale europeo serve un quadro normativo chiaro che favorisca l’innovazione e garantisca condizioni competitive per gli operatori del settore. È essenziale che il confronto tra aziende e istituzioni sia costante e costruttivo e veda un dialogo aperto, affinché la regolamentazione sia realmente efficace: gli operatori devono poter contribuire attivamente alla definizione delle normative, mettendo a disposizione la propria esperienza per individuare soluzioni concrete ed efficienti. Aruba riconosce che questo processo è già in atto, come dimostrato dal recente coinvolgimento diretto degli operatori da parte della commissione governativa che sta lavorando alle proposte di legge. Anche a livello regionale si osservano segnali positivi, ad esempio la Regione Lombardia ha intrapreso iniziative concrete per favorire un ecosistema normativo più inclusivo e orientato all’innovazione digitale.

Il mercato dei Data Center in Italia rappresenta un’opportunità strategica per l’intero sistema Paese e per massimizzarne il potenziale è necessario adottare una visione di lungo termine. Facilitare tutti gli iter approvativi e il coordinamento tra gli enti chiamati a fornire le autorizzazioni, sviluppare un piano di efficientamento energetico e puntare su infrastrutture di grande scala sono le chiavi per consolidare il ruolo dell’Italia nella digital economy. Solo attraverso un approccio strutturato e lungimirante sarà possibile creare valore per le imprese e per l’economia nazionale.

Per ulteriori dettagli: http://aru.ba/futurodigitale_datacenter 

Aruba S.p.A. 

Aruba S.p.A. (www.aruba.it) fondata nel 1994, è il principale provider italiano di servizi cloud, data center, hosting, e-mail, registrazione domini e PEC. La società, con un capitale interamente italiano, conta 16 milioni di utenti e gestisce una vasta infrastruttura distribuita su 7 Data Center che ospita oltre 2,7 milioni di domini registrati, 9,8 milioni di caselle e-mail, 9 milioni di caselle PEC e migliaia di infrastrutture IT di clienti. Aruba PEC e Actalis sono le due Certification Authority del gruppo, accreditate presso AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) per la fornitura di servizi qualificati. L’infrastruttura Aruba è inoltre qualificata da ACN per trattare i dati ordinari, critici e anche strategici della PA. In 30 anni di attività, Aruba ha sviluppato un’ampia esperienza nella progettazione e nella gestione di data center ad alta tecnologia, di proprietà e distribuiti su tutto il territorio italiano. Il più grande si trova a Ponte San Pietro (BG) ed è caratterizzato da infrastrutture e impianti green-by-design conformi ai più elevati standard di sicurezza del settore (Rating 4 ANSI/TIA-942, ISO 22237), a cui si aggiunge l’Hyper Cloud Data Center a Roma, che si estende in un’area di 74.000 m² presso il Tecnopolo Tiburtino e a pieno regime comprenderà 5 data center indipendenti. Aruba implementa soluzioni di efficienza energetica nei suoi data center, dimostrando il suo impegno per la sostenibilità e, inoltre, produce energia pulita attraverso impianti fotovoltaici e centrali idroelettriche. Il network delle infrastrutture si estende anche in Europa, con un data center di proprietà in Repubblica Ceca e strutture partner situate in Francia, Germania, Polonia e Regno Unito. Per ulteriori informazioni visita il sito https://www.aruba.it e i profili social FacebookX e Linkedin. 

Giampiero Castellotti