La Camera dei deputati, com’è noto, ha approvato il disegno di legge recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario”, il cosiddetto “Decreto Sicurezza”. Sono stati 162 i voti dei deputati a favore (centrodestra), 91 contro (centrosinistra) e 3 astenuti.
Il testo, che è passato all’esame del Senato ed è composto di 38 articoli, prevede un ampio pacchetto che sostanzialmente prevede aggravanti di pena per quei reati finora scarsamente puniti. Ad esempio, per danneggiamenti o blocchi della circolazione commessi in occasione di manifestazioni, impiego di minori nell’accattonaggio, imbrattamento e deturpamento di cose altrui, detenzione di materiale con finalità di terrorismo. Inoltre sono previste pene più aspre per i truffatori.
Altre disposizioni riguardano la lotta alle occupazioni abusive delle abitazioni (introduzione dell’art. 321-bis nel Codice di procedura penale): l’intervento delle forze dell’ordine dovrà essere più rapido per liberare gli immobili occupati illegalmente, quindi per evitare quel lunghissimo e molto dispendioso percorso legale che attualmente debbono affrontare i proprietari a cui sono state sottratte le abitazioni.
Tramite modifiche al Codice penale sono previste strette, all’interno degli istituti penitenziari, per atti di violenza o tentativi di evasione (da uno a cinque anni di pena, che diventano da tre a dieci se il fatto è commesso con l’uso di armi) e, analogamente, nelle strutture di trattenimento e accoglienza per i migranti (da uno a otto anni di pena, a seconda dell’uso o meno di armi).
Infine, nelle intenzioni dei legislatori, sarebbe assicurata maggiore tutela alle forze armate e ai vigili del fuoco, nonché benefici alle vittime dell’usura.
Le nuove norme toccano un tema, quello della sicurezza, particolarmente avvertito dai cittadini. Non a caso molte disposizioni rispondono proprio a richieste avanzate in questi anni da numerose associazioni. È vero che, insieme all’immigrazione, è un cavallo di battaglia del centrodestra – attraverso il quale il centrodestra vince spesso le elezioni nazionali e locali – ma la sicurezza dovrebbe essere un tema di buonsenso, senza patenti politiche.
Invece, anche in questa occasione, la sinistra grida allo scandalo, richiamando l’Ungheria di Orban. Basta leggersi i comunicati stampa di alcune associazioni per rilevare le motivazioni delle proteste che cominciano ad animare anche le piazze. L’Arci parla di “governo che risponde con il manganello”, l’Auser di “azzeramento della libertà e del diritto delle persone a manifestare il proprio dissenso”, persino Legambiente (ma non è un’associazione ecologista?), scesa in piazza, chiede con forza al governo Meloni di fare un passo indietro in quanto “la sicurezza in Italia si afferma contrastando l’abusivismo edilizio”.
Qualche anno fa la sinistra, arroccata più all’ideologia che al pragmatismo dei tempi che cambiano, cominciò a perdere alcune roccaforti – emblematico il caso di Bologna con il sindaco Guazzaloca – proprio sul tema della sicurezza. Molti esponenti progressisti continuano a dimostrare di non conoscere – o di far finta di ignorare – il Paese reale, quello che viaggia quotidianamente sui mezzi pubblici, frequenta i mercati, realizza economie per arrivare alla fine del mese. Non a caso quelle periferie che un tempo erano roccaforti comuniste, sono state consegnate in blocco alla destra. Così come le “aree rosse” del Paese – specie in Toscana, nelle Marche, in Umbria, persino in Emilia-Romagna – si sono scolorite e molte città di queste regioni sono governate da anni dal centrodestra (emblematici i casi di Pistoia o Siena, con sindaci di centrodestra riconfermati).
È chiaro che l’elettorato di destra si aspetti dal proprio governo provvedimenti di questo genere. Ed è davvero intollerabile che una parte della sinistra possa giustificare l’illegalità in nome di una sociologia datata, schierata – a parole – dalla parte “dei più deboli”, come se la occupazioni immobiliari siano prerogativa degli ultimi e non di organizzazioni che non disdegnano il business degli affitti o se i blocchi del traffico in nome di temi universali vedano protagonisti degli indigenti o non individui che potrebbero impegnare il tempo più proficuamente, evitando di danneggiare chi lavora o deve recarsi in ospedale per problemi personali certamente più seri. La libertà, tanto richiamata a parole in questi giorni, è innanzitutto rispetto del prossimo nella legalità. Una rilettura di Voltaire sarebbe d’obbligo nelle piazze vocianti.