I temi sociali e ambientali che impegnano le società benefit

Giampiero Castellotti
02/10/2024
Tempo di lettura: 5 minuti
Onlus

Sono stati mappati per la prima volta, anche tramite il supporto dell’intelligenza artificiale, gli impegni assunti dalle 3.619 società benefit italiane per generare, oltre al profitto, un impatto sociale e ambientale positivo.

In sintesi il 32,5% delle finalità di beneficio comune è incentrato sull’impatto verso la comunità locale e il territorio; più della metà delle finalità (51,9%) si focalizza su impegni nell’area sociale, seguita da ambiente e governance; otto aziende su dieci dimostrano consapevolezza sui temi materiali che influenzano maggiormente le performance di sostenibilità nel proprio settore.

La ricerca è firmata da Nativa, Research Department di Intesa Sanpaolo, InfoCamere, Dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Università di Padova, Camera di commercio di Brindisi-Taranto e Assobenefit.

Anche grazie all’utilizzo di strumenti di IA applicati all’analisi testuale, per la prima volta è stato possibile analizzare in modo sistemico gli statuti di tutte le società benefit italiane (3.619 a fine 2023), identificando le 18.618 finalità specifiche di beneficio comune, in media 5,8 per azienda. Tali finalità sono state categorizzate secondo uno standard internazionale, evidenziando così gli impegni concreti e pubblici che queste aziende assumono nei confronti delle persone, delle comunità e dell’ambiente.

Le società benefit italiane dimostrano così un impegno per generare un impatto positivo sui propri stakeholder, caratterizzato da senso di appartenenza al territorio, consapevolezza organizzativa e orientamento all’equità.

Più in particolare, dalla classificazione delle finalità emerge che:

  • il 32,5% (6.045 finalità) ha come argomento il capitale sociale, a evidenziare il forte legame con la comunità locale e il territorio in cui le aziende sono inserite. Un approccio che, riprendendo il motto olivettiano, si può tradurre con il principio che “l’impresa è comunità”.
  • il 24,4% (4.542 finalità) riguarda l’innovazione del modello di business, con impegni relativi al ridisegno dei processi interni e lungo la catena di fornitura, delle logiche di progettazione di prodotti e servizi in ottica di sostenibilità;
  • il 17,6% (3.271 finalità) afferisce alle politiche di gestione del capitale umano, che incide sull’equità, sull’organizzazione del lavoro, sul benessere e la valorizzazione delle persone, sui processi di formazione e sviluppo e sui modelli di welfare aziendale;
  • il 13,4% (2.494 finalità) rientra nell’area leadership e governance e riguarda le pratiche di gestione aziendale (del rischio, la sicurezza, i conflitti di interesse) e la diffusione del modello benefit;
  • il 12,2% (2.266 finalità) gli impegni per l’ambiente. Percentuale dovuta al fatto che il 30,5% delle società benefit italiane appartiene al settore dei servizi, in cui gli impatti ambientali sono prevalentemente indiretti e quindi meno controllabili; inoltre nello standard adottato il lavoro di ottimizzazione dell’impatto anche ambientale dei processi e prodotti ricade nell’area modello di business.

Entrando nei dettagli, le categorie delle finalità specifiche di beneficio comune rivelano una forte attenzione alle relazioni con la comunità (28,2%), seguite dal coinvolgimento, dalla diversità e dall’inclusione delle persone (14,7%) e dalla diffusione del modello benefit (10,4%). Completano le prime cinque posizioni la resilienza del modello di business (8,2%) e la progettazione del prodotto e la gestione del suo ciclo di vita (8,2%).

A conferma dell’attaccamento alla comunità e al territorio, raggruppando le finalità secondo l’approccio ESG (Environmental, Social, Governance), si evidenzia una particolare attenzione alle attività che producono un impatto sociale positivo (9.671 finalità, 51,9%), seguite da quelle legate all’ambiente (4.832 finalità, 25,6%) e infine alla governance (4.115 finalità, 22,1%). Come prevedibile, la propensione a prendere impegni verso l’ambiente aumenta nelle aziende dei settori più hard, come la trasformazione delle materie prime, prodotti, infrastrutture e trasporti, in cui gli impatti ambientali sono diretta conseguenza delle scelte ambientali, mentre è minore nelle imprese di servizi.

La mappatura delle finalità di beneficio comune è stata realizzata utilizzando lo standard internazionale Sustainability Accounting Standards Board (SASB), riconosciuto a livello mondiale per la classificazione di questioni ambientali, sociali e di governance più rilevanti relativamente ai rischi finanziari associati in 77 diversi settori. Per ogni settore, lo standard SASB permette di analizzare anche la materialità, ovvero quanto un certo tema influenza le performance di sostenibilità dell’azienda in uno specifico settore.

Tra le società benefit, circa otto su dieci (il 78%) hanno indicato almeno una finalità specifica di beneficio comune materiale, dimostrando consapevolezza su quali siano i fattori critici globali per aumentare l’impatto nel proprio settore. Il dato aumenta al crescere della dimensione aziendale: 75,5% per le micro aziende rispetto all’87,7% per le grandi, più strutturate. A queste finalità materiali (in media 2 per ogni azienda), le Società Benefit ne aggiungono altre che meglio interpretano la propria specifica vocazione e che ritengono rilevanti per il particolare contesto economico, sociale e ambientale in cui operano.

Il progetto di ricerca è unico nel suo genere. Per la prima volta l’incrocio tra i dati sulle società benefit contenuti nel Registro delle Imprese e forniti dalla Camera di commercio di Brindisi-Taranto con il supporto di InfoCamere, ha permesso un’analisi sistematica di tutte le società benefit su scala nazionale.

Inoltre l’approccio di “intelligenza umana aumentata”, ha integrato strumenti di intelligenza artificiale per la prima fase di assegnazione delle finalità affiancati dalla verifica manuale effettuata da un team di esperti del settore.

Giampiero Castellotti