Healthy aging, l’invecchiamento sano contro la pandemia

Nataliya Bolboka
12/05/2023
Tempo di lettura: 2 minuti
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Un gruppo di ricerca coordinato dalla professoressa Martina Amanzio del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, ha studiato come alcuni soggetti anziani della cosiddetta healthy aging, in assenza di declino cognitivo o fisico oggettivabile, abbiano risposto anche positivamente alla situazione emergenziale tipica della pandemia.

Lo studio, pubblicato sulla rivista del gruppo Nature Scientific reports, è stato condotto in collaborazione con altri importanti centri di ricerca quali la Scuola universitaria superiore – Iuss, gli Istituti clinici scientifici Maugeri – Irccs di Pavia, il Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Istituto auxologico italiano – Irccs di Milano.

Il gruppo di ricerca, infatti, ha potuto analizzare i dati sullo status cognitivo, fisico e comportamentale di alcuni partecipanti iscritti all’Università della Terza Età (Unitre) di Torino, che hanno preso parte alle iniziative di apprendimento e di ricerca avviate dal gruppo coordinato dalla professoressa Amanzio per promuovere l’invecchiamento sano e attivo.

Grazie a queste iniziative è stato possibile confrontare direttamente i dati neuropsicologici raccolti prima e durante la pandemia, indagandone i possibili cambiamenti a livello fisico e cognitivo, nonché di deflessione del tono dell’umore.

In base ai risultati, nonostante siano aumentati gli stati di ansia e l’apatia, in linea generale i partecipanti hanno risposto positivamente allo stress e all’isolamento, sia in termini di performance cognitiva sia in termini di buona salute fisica. La riserva cognitiva, ovvero una combinazione di esperienze di vita positive come continuare a frequentare i corsi a distanza e condividere esperienze comuni anche tramite i social media, infatti, sarebbe stata decisiva per prevenire gli effetti negativi legati al Covid.

La ricerca ha così dimostrato che, anche nei momenti più critici come quello della pandemia, che ha influito negativamente sulla vita di molti, giovani e meno giovani, l’interazione con un contesto positivo non solo aiuti a stimolare il funzionamento cognitivo ma lo migliori.

“Il nostro studio ha dimostrato per la prima volta in letteratura ‘the bright side of the moon’, ovvero come alcuni soggetti anziani abbiano risposto anche positivamente alla pandemia, confermando Unitre come un buon modello per promuovere uno stile di vita sano e attivo. Le previsioni circa l’aumento della popolazione anziana globale rendono pertanto urgente pianificare e attuare strategie di intervento coerenti con i nostri risultati al fine di promuovere un invecchiamento di successo che possa superare le avversità di potenziali future emergenze sanitarie”, ha dichiarato la professoressa Amanzio.

Nataliya Bolboka