Governo, provvedimenti più severi contro gli “eco vandali”

Nataliya Bolboka
14/04/2023
Tempo di lettura: 3 minuti
Vandali

Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, sta cercando di emanare un provvedimento per addebitare a chi imbratta il patrimonio storico artistico i costi della ripulitura. Si tratta infatti di interventi costosi a carico dei cittadini e in ogni caso non garantiscono che il danno non abbia ripercussioni future.

Nel frattempo i senatori di Fratelli d’Italia hanno depositato una proposta di legge che punisca i cosiddetti “eco vandali” con pene fino a tre anni di carcere, estendendo il reato di danneggiamento previsto dal codice penale, e il divieto di avvicinamento ai monumenti.

Le azioni di questi attivisti che imbrattano monumenti ed opere d’arte come forma di protesta contro l’inerzia dei Governi davanti alla crisi climatica, stanno aumentando sempre di più in tutto il mondo, suscitando l’avversione di molti politici, ma anche di tanti cittadini.

In questo contesto l’obiettivo di Fratelli d’Italia, così come quello del ministero della Cultura, è emanare dei provvedimenti che facciano da deterrente a queste azioni che, per quanto non violente, restano esecrabili.

“Bisogna fare in modo di individuare un deterrente più efficace per queste condotte che non sono bravate. Destano allarme sociale, sono incivili e vengono disprezzate dalla maggior parte dei cittadini. Sono sicuro che sulle pene più severe la convergenza sarà ampia. Almeno da parte dell’intera maggioranza”, ha commentato il senatore Marco Lisei, primo firmatario della proposta di legge di FdI, riporta il Corriere.

La bozza di legge depositata da Fratelli d’Italia dovrebbe agire sull’articolo 365 del codice penale, estendendo la pena di carcere, da 6 mesi a 3 anni, anche a chi imbratta il patrimonio pubblico. Al momento infatti, se il danno non è permanente, cosa di cui spesso non si ha certezza, il colpevole è difficilmente perseguibile. Inoltre propone un intervento sulla legge n.48 del 2017, il cosiddetto Daspo urbano, introducendo il “divieto di avvicinarsi a edifici sottoposti a tutela” per chi è stato già denunciato o condannato per vandalismo. Pena una sanzione dai 500 ai 1.000 euro.

Immediata la risposta del collettivo di attivisti Ultima generazione, scrive il Corriere, che ha dichiarato: “Invece di occuparvi della crisi climatica, promuovete leggi contro azioni non violente. Ma noi non abbiamo paura, siamo pronti anche al carcere”. Per certi versi gli attivisti hanno anche ragione, allo stesso tempo però vandalizzare i monumenti di certo non aiuta a combattere la crisi climatica e più che avvicinare le persone alle loro motivazioni, così facendo sembrano piuttosto allontanarle. 

Nataliya Bolboka