Farina di grillo, l’Italia notifica quattro decreti

Nataliya Bolboka
24/03/2023
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Grillo

I consumatori devono sapere cosa stanno mangiando. Se si utilizzano insetti nella produzione di un alimento deve essere segnalato in maniera chiara ed evidente. È questo l’obiettivo dei quattro decreti notificati alla Commissione europea dal ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, insieme ai colleghi Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, ed Orazio Schillaci, ministro della Salute.

“L’Europa ne ha autorizzato la vendita per uso alimentare, ma il Governo italiano garantirà che nessuno mangerà insetti a sua insaputa imponendo etichette chiare e visibili sui prodotti che li contengono”, ha scritto Lollobrigida annunciando i decreti su Twitter.

La Commissione europea ha recentemente autorizzato l’utilizzo di quattro novel food: il grillo domestico, la locusta, la larva gialla della farina e il verme della farina minore negli alimenti, ma l’Italia sarà intransigente sulle etichette. Non basta inserire il nome scientifico tra gli ingredienti, sulla confezione deve essere indicata chiaramente la presenza di insetti “nel campo visivo principale” e la denominazione deve essere completa, comprendendo sia la dicitura italiana che quella scientifica. Inoltre, dovrà essere indicato il paese di provenienza della larva o insetto che sia e, per garantire piena consapevolezza, gli alimenti contenenti esapodi dovranno essere posizionati in scaffali appositi debitamente segnalati.

Il ministro Urso ha specificato che “alla base dei provvedimenti vi è il principio della trasparenza su cui si fonda la capacità di scelta di consumatori, che devono sapere come un prodotto è stato realizzato, da dove proviene e con cosa è fatto, per esser liberi di utilizzarlo o meno”, riporta Libero.
I decreti notificati, infatti, hanno lo scopo di garantire la consapevolezza di acquisto, evitando che consumatori distratti o di corsa acquistino i prodotti per sbaglio.

Dalla data di notifica la Commissione europea ha 90 giorni di tempo per esprimere un parere. In caso non vi sia alcun riscontro vale la regola del silenzio assenso, per cui le norme potranno essere ufficializzate in Gazzetta.

Nataliya Bolboka