Tra il 6 e il 9 giugno (8 e 9 giugno in Italia) milioni di europei saranno chiamati a partecipare attivamente e democraticamente al futuro dell’Unione europea per il rinnovo del Parlamento. La necessità di esprimere le proprie preferenze nasce dal fatto che la legislazione dell’Ue affronta la maggior parte delle priorità delle persone: l’ambiente, la sicurezza, la migrazione, le politiche sociali, i diritti dei consumatori, l’economia, lo Stato di diritto e altro. Il voto è in forma proporzionale e all’Italia spettano 76 rappresentanti.
Ad oggi se veramente si hanno a cuore tematiche come la pace e l’ambiente non c’è azione migliore che votare. Proprio l’Ue si occupa di sfide globali che risulterebbero decisamente più impegnative se affrontate singolarmente. Esercitando questa importante, ma non unica, forma di democrazia diamo inizio al processo decisionale che farà sì che il futuro da noi auspicato si trasformi in realtà.
Alle ultime elezioni, quelle del 2019, aveva votato il 60,66% degli aventi diritto (+8.06 per cento riaspetto al 2014) la percentuale più alta dal 1994, mostrando dunque dei dati in crescita a livello internazionale. Per quanto riguarda l’Italia invece nel 2019 a votare è stato il 54,5 per cento degli aventi diritto (57,22 per cento la volta prima) mostrando una progressiva diminuzione dell’affluenza dal 2004, anno in cui fu del 71,72 per cento. I dati si dimostrano vicini alla media europea, sebbene l’Italia sia tra i Paesi più euroscettici. Un sondaggio condotto da Kantar e pubblicato dal Parlamento europeo nel 2019 rileva infatti che alla domanda “Considereresti il tuo Paese beneficiato dallo stare nell’Unione ?” solo il 42 per cento delle persone intervistate ha risposto di sì, dato più basso tra quelli mostrati nel sondaggio.
A livello europeo le motivazioni principali che hanno spinto gli elettori alle urne vi è la crescita economica, il cambiamento globale e la promozione dei diritti umani e della democrazia. Sull’ambiente l’Ue ha emanato una legge nel luglio del 2021 con lo scopo di ridurre le emissioni di gas serra almeno del 55 per cento rispetto al 1990 entro il 2030 e di raggiungere entro il 2050 la neutralità climatica, rendendo i Paesi membri una società a zero emissioni. Le misure principali sono contenute nel Green Deal, finanziato da €1.8 miliardi provenienti dal NextGenerationEU Recovery Plan. Anche la situazione di conflitto tra Russia e Ucraina è stata oggetto di attenzione da parte dell’Unione, per l’appunto al fine di aiutare la popolazione, 3.000 feriti sono stati trasferiti in ospedali in Europa, sono stati inviati 6.000 generatori elettrici e 144.000 tonnellate di materiale d’assistenza.