Due giovani martiri, due enormi problemi

Domenico Mamone
14/02/2022
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Nei giorni scorsi due giovani vite sono state sacrificate in circostanze assurde, che accentuano due gravissime questioni: le carenze sanitarie al Sud e le morti sul lavoro.

La piccola Ginevra, colpita dal Covid-19 ad appena due anni d’età, è morta all’ospedale “Bambino Gesù” di Roma dove era stata trasportata d’urgenza domenica 30 gennaio dalla Calabria, con un volo militare. La piccola, originaria di Mesoraca, in provincia di Crotone, è deceduta in seguito all’aggravarsi delle sue condizioni di salute per il Covid-19. Il decesso è avvenuto a seguito di una serie di trasferimenti a causa delle carenze della sanità calabrese: Ginevra dall’ospedale di Crotone è stata trasferita nella struttura più attrezzata di Catanzaro, da qui è stata trasportata all’aeroporto di Lamezia Terme per essere trasportata a Roma, all’aeroporto di Ciampino, per poi finire nell’ospedale pediatrico “Bambino Gesù”, dove non ce l’ha fatta a rimanere in vita.

“La paziente era arrivata già intubata e in condizioni disperate, con insufficienza respiratoria e compromissione delle funzioni vitali. Nonostante tutti i tentativi dei sanitari, la bambina è deceduta poche ore dopo l’arrivo in ospedale. Ai familiari della bambina va il più profondo sentimento di cordoglio e vicinanza – si legge nel comunicato congiunto dell’Unità di crisi Covid della Regione Lazio e dell’ospedale. È l’ennesimo dramma che colpisce pazienti calabresi per le gravissime carenze della sanità regionale: questo caso è balzato agli onori della cronaca soprattutto per l’età della piccola e il suo trasferimento a Roma, ma in molte circostanze questi frequenti episodi nemmeno emergono. Potenziare le infrastrutture sanitarie al Sud è una priorità se si vuole rendere attrattivi quei territori, anche per gli investimenti.

Lorenzo Parelli è il nome dell’altra giovane vittima di una morte assurda: lo studente di 18 anni è stato travolto e ucciso da una trave di 150 chili durante il suo ultimo giorno di stage in una fabbrica in provincia di Udine. Non è concepibile che dei genitori affidino alla scuola una figlio e se lo ritrovino morto a causa della famigerata alternanza scuola-lavoro, che in tempi non sospetti come Unsic abbiamo più volte contrastato.

La scuola deve offrire innanzitutto gli strumenti per conoscere e per ragionare: questa spinta alla formazione scolastica come premessa per il mondo del lavoro è figlia di una cultura americana che non appartiene alla nostra tradizione. Non è un caso se gli studenti italiani, specie quelli di formazione liceale, all’estero siano molto apprezzati. Il Nobel al professor Parisi dovrebbe semmai insegnarci un’altra cosa, come ha evidenziato lo stesso scienziato: i nostri studenti sono molto preparati, ma per emergere debbono andare all’estero perché investiamo pochissimo in ricerca. A cosa serve preparare al lavoro se poi il lavoro non c’è?

Oltre al pericolo di queste esperienze, si potrebbe discutere molto sulla loro qualità (non sono mancate esperienze di studenti centralinisti per vendere case o pulitori presso una catena di fast food) e su quanto incidano negativamente sottraendo ore al programma scolastico tradizionale.

Lorenzo Parella viveva con la famiglia a Castions di Strada, in provincia di Udine. Gli amici e i compagni di scuola ne ricordano i grandi valori umani, in particolare lo straordinario altruismo. Noi esprimiamo sincera vicinanza ad entrambe le famiglie e lo confermiamo a giorni di distanza da questi tristi episodi perché vogliamo che non siano dimenticati.

Domenico Mamone