Direttiva Ue sull’efficienza energetica, a Roma l’evento-dibattito del Parlamento Europeo in Italia

Nataliya Bolboka
08/02/2023
Tempo di lettura: 4 minuti
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“Il nostro patrimonio non è uguale a quello di tutti gli altri paesi. Il tema dell’efficientamento è importante ma, anche uscendo da questo immobile, è chiaro che non è così automatico come in altre parti di Europa. Il valore architettonico, storico e culturale di alcuni immobili segue una valutazione differente rispetto a costruzioni moderne e più recenti”. Così il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, durante il dibattito organizzato dall’Ufficio in Italia del Parlamento europeo.

Tenutasi il 7 febbraio presso lo spazio espositivo Esperienza Europa, a Roma in Piazza Venezia, la conferenza dal titolo “La direttiva Ue sull’efficienza energetica delle case e le politiche sull’immobiliare allargato in Italia”, ha rappresentato un momento di confronto tra attori istituzionali nazionali ed europei e i rappresentanti del settore, in vista del voto del 9 febbraio in commissione Industria, ricerca ed energia.

In base alla direttiva gli immobili residenziali dovranno raggiungere la classe energetica E entro il primo gennaio 2030 e la classe D entro il primo gennaio 2033. Questa si inserisce entro i confini del Green deal europeo per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Gli edifici, infatti, sono responsabili di circa il 40 per cento del consumo energetico dell’Ue e del 36 per cento delle emissioni effetto serra legate all’energia.

Tuttavia come ricorda il ministro, “ogni paese ha una sua specificità. Un paese come l’Italia non può affrontare il tema dell’efficientamento energetico degli immobili come lo affrontano altri paesi. È evidente che ci sono delle differenze oggettive con cui dobbiamo fare i conti. “Sull’immobiliare l’Italia ha una sensibilità differente. La casa è il lavoro di una vita”, ricorda Fitto,  un bene da lasciare ai propri figli, un vero e proprio investimento che in altre nazioni non ha lo stesso valore. “È necessaria una visione complessiva che tenga conto della complessità di questi aspetti. Questo è l’impegno che vogliamo portare avanti come Governo”, conclude il ministro.

Inoltre, sulla casa si fonda il sistema creditizio italiano, basato principalmente sulla garanzia dell’immobile. Se questa perde valore il mutuo viene rinegoziato, rappresentando un grave rischio finanziario, come ricorda la Relatrice ombra Isabella Tovaglieri (ID/Lega). Allo stesso tempo il Superbonus 110 per cento ha già determinato numerose difficoltà di reperimento delle risorse e innalzamento del costo delle materie prime. La relatrice ha anche fatto presente che l’ANCE (Associazione Nazionale dei Costruttori Edili) ha segnalato che l’anno prossimo mancheranno all’appello 257mila profili nel settore edilizio.

I partecipanti al dibattito si sono trovati d’accordo sull’importanza dell’efficientamento energetico, quanto sulla necessità di considerare le caratteristiche del contesto italiano.
Piero Benassi, Ambasciatore e Rappresentante Permanente presso l’UE, ha sottolineato come “gli obiettivi devono essere perseguiti in maniera sostenibile, ma anche realistica, senza imporre obblighi irrealizzabili”, affermando “ambizione e pragmatismo non devono porsi in contraddizione, devono andare di pari passo”. La posizione della Rappresentanza in merito alla direttiva è chiara: “noi siamo convinti che l’atto, come nelle intenzioni della Commissione Europea, possa portare opportunità interessanti per il nostro settore edilizio e delle tecnologie verdi – ha affermato Benassi – ma dobbiamo mantenere la consapevolezza dei rischi che l’atto porta con sé qualora le disposizioni non siano adeguatamente bilanciate”.

Per tale motivo è fondamentale una maggiore gradualità nell’adeguamento degli edifici. Inoltre bisogna stabilire l’esenzione per alcune categorie di immobili, come quelli dal valore architettonico o storico, edifici destinati a scopi di difesa nazionale o adibiti a luoghi di culto, nonché prevedere degli incentivi sostenuti da adeguati fondi europei e non posti interamente a carico degli Stati membri. Infine, è necessario definire dei  meccanismi di flessibilità che permettano agli Stati di derogare almeno in parte il target, ad esempio per motivi di sostenibilità economica, di fattibilità tecnica e di disponibilità di manodopera qualificata. Tutti temi che la Rappresentanza affronterà nel dialogo con il Parlamento quando questo prenderà avvio.

Intanto domani la commissione Industria dell’Europarlamento voterà la proposta di direttiva, che a marzo dovrebbe passare in plenaria. A quel punto inizieranno i negoziato tra eurodeputati, Commissione europea e presidenza svedese in rappresentanza degli Stati.

Nataliya Bolboka