A oltre un secolo dalla sua realizzazione, emergono interessanti evidenze scientifiche che dimostrano che l’iconica opera “Le tre età” di Gustav Klimt è un vero e proprio “quadro gioiello”. Così lo definisce il Cnr in una nota stampa in cui viene spiegata la sorprendente scoperta.
“I risultati preliminari hanno confermato la presenza diffusa di lamine e polveri metalliche dai toni iridescenti con cui l’artista ha creato effetti cangianti della superficie – riporta la nota. “Le mappe elementari XRF evidenziano l’impiego di oro (Au), platino (Pt) e argento (Ag) sia negli sfondi che a ornamento delle figure femminili. Inoltre, la cromia dei capelli della giovane donna vede l’impiego combinato di ossido di ferro, tipicamente presente nei pigmenti a base di ocre, e l’oro per ottenere tonalità più calde del colore. L’uso esteso di metalli preziosi dimostra come la tela possa davvero considerarsi un ‘gioiello’, nel quale Klimt ha cercato di ottenere quella brillantezza che ancora oggi rende l’opera uno dei capolavori più apprezzati dall’artista”.
Il dipinto del 1905, appartenente alle collezioni della Galleria nazionale d’Arte moderna e contemporanea di Roma (Gnam), è stato esposto durante l’estate 2024 presso la Galleria nazionale dell’Umbria di Perugia (Gnu), riscuotendo un eccezionale successo di pubblico (oltre 62mila visitatori in soli tre mesi). A partire dal 26 ottobre il capolavoro del maestro austriaco è stato nuovamente esposto nella Galleria nazionale dell’Umbria in occasione della mostra “L’età dell’oro”.
“In virtù della comunità di intenti che guida l’attività di ricerca degli istituti museali nazionali afferenti al ministero della Cultura, Gnam e Gnu – dichiarano dal Cnr – hanno concordato la possibilità di sottoporre ad indagini diagnostiche l’opera, per chiarire alcune questioni emerse durante lo studio dei documenti e della letteratura artistica che interessa la tela del maestro austriaco. In particolare, l’obiettivo delle indagini è stato quello di verificare le modalità e l’estensione dell’uso di materiali preziosi da parte dell’artista nel quadro. Per svolgere tali delicate analisi, i due musei nazionali hanno chiamato a collaborare un team di ricercatori degli Istituti di Scienze e tecnologie chimiche “G.Natta” (Cnr-Scitec) e di Scienze del Patrimonio culturale del Cnr (Cnr-Ispc) e del Centro di eccellenza SMAArt (Scientific Methodologies applied to Archaeology and Art) dell’Università degli Studi di Perugia, per un approfondimento scientifico su alcuni aspetti conoscitivi dei materiali e della tecnica impiegati per la realizzazione di questo capolavoro. Le operazioni sono state coordinate dall’ufficio Diagnostica e Restauro della Galleria nazionale dell’Umbria. I ricercatori hanno svolto indagini con tecniche di imaging iperspettrale nel visibile e vicino infrarosso (Vis-NIR) e di fluorescenza a raggi X a scansione (MA-XRF) mirate alla identificazione e mappatura dei pigmenti e metalli presenti sulla tela, con particolare focus sulle preziose campiture dorate ed argentate. A tutt’oggi, infatti, sono pochi i lavori in letteratura che riportano informazioni in merito al tipo di metalli preziosi e non, che Klimt ha impiegato nel suo periodo aureo”.