“Dalla parte di Antigone”, primo rapporto sulle donne detenute in Italia

Vanessa Pompili
09/03/2023
Tempo di lettura: 7 minuti
Prigione

Quello di ieri al Senato è stato un 8 marzo diverso, una giornata per dare voce a chi voce non ha. Un 8 marzo dedicato a tutte quelle donne che sono private della loro libertà a causa dei crimini commessi.

In occasione della Festa della Donna si è tenuto nella Sala Zuccari del Senato il convegno di presentazione del primo rapporto sulle donne detenute in Italia “Dalla parte di Antigone”. L’appuntamento a Palazzo Giustiniani è stata un’iniziativa della senatrice Ilaria Cucchi che insieme all’Associazione Antigone, ha permesso di conoscere la realtà declinata al femminile delle carceri italiane.

“La legge in vigore – si legge all’interno del rapporto – si limita a prevedere che le donne siano separate dagli uomini (articolo 14 legge 354 del 1975). La parola “donna” compare altre sei volte nell’Ordinamento penitenziario, ma mai con uno sguardo olistico alla specificità dei bisogni personali”.

Relatori principali Patrizio Gonnella, presidente Associazione Antigonee Susanna Marietti, coordinatrice nazionale Antigone. Tra gli intervenuti Stefano Anastasia – garante dei diritti dei detenuti della Regione Lazio; Lucia Castellano – provveditrice regionale della Campania; Ilaria Cucchi – senatrice; Mauro Palma – garante nazionale delle persone private della libertà; Elisabetta Piccolotti – deputata; Tamar Pitch – componente del Comitato scientifico di Antigone e direttrice della rivista Studi sulla Questione Criminale; Anna Rossomando – senatrice; Cira Stefanelli – dirigente dell’Ufficio I della Direzione del personale, delle risorse e per l’attuazione dei provvedimenti del giudice minorile del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità.

Numeri, tipologie di reati commessi, identikit delle detenute e condizioni di vita, alcuni degli aspetti indagati nel rapporto.

Il carcere in numeri – Al 31 gennaio 2023 le donne presenti negli istituti penitenziari italiani sono 2.392, di cui 15 madri con 17 figli al seguito. La percentuale è del 4,2 rispetto al totale della popolazione detenuta, ferma ormai da molti anni e che rappresenta anche la soglia più bassa dal 1998.

In Italia ci sono 8 donne detenute ogni 100.000 abitanti donne. Sono invece 182 gli uomini detenuti su 100.000 abitanti uomini. Sono 17 le donne transgender detenute ogni 100.000 abitanti transgender. Questi numeri, spiega il rapporto ci fa capire come “il carcere è tendenzialmente un luogo maschile”.

Negli ultimi quindici anni si è quasi dimezzato il numero degli ingressi annuali delle donne. Questo dato è piuttosto in linea con quanto accaduto con gli ingressi in carcere in generale, calmierati da norme volte a evitare le cortissime permanenze. La riduzione ha comunque interessato le donne più degli uomini.

Le quattro carceri femminili presenti sul territorio italiano (a Trani, Pozzuoli, Roma e Venezia) ospitano 599 donne, pari a un quarto del totale. L’Istituto a custodia attenuata di Lauro ospita 9 madri detenute e altri tre piccoli Icam ospitano 5 donne in totale. Le altre 1.779 donne sono sostanzialmente distribuite nelle 44 sezioni femminili ospitate all’interno di carceri maschili.

Con le sue 334 detenute (118 straniere) il carcere romano di Rebibbia femminile risulta il più grande d’Europa. La capienza regolamentare è pari a 275 posti.

Tante le sezioni femminili nelle carceri maschili. Si va dalle 114 presenze femminili nel carcere milanese di Bollate o dalle 117 nel carcere di Torino alle 5 di Mantova, le 4 di Paliano, fino alle 2 di Barcellona Pozzo di Gotto, numeri piccolissimi risalenti nel tempo. Difficile organizzare attività significative per le donne detenute.

Tipologia di reati – La criminalità femminile è pari al 18,3 per cento del totale. Il 20,2 per cento delle denunce totali per furto riguardano donne. Il 23,2 per cento delle truffe o frodi informatiche. Il 7,5 per cento delle rapine. L’1,9 per cento del totale delle violenze sessuali. Il 15,9 per cento di denunce per stalking. Il 25,8 per cento di sfruttamento o favoreggiamento della prostituzione. Il 7,7 per cento delle violazioni della legge sulle droghe. Il 6,1 per cento degli omicidi. Il 16,8 per cento delle denunce di associazione a delinquere di stampo mafioso. I reati contro il patrimonio per le donne pesano il 29,2 per cento su tutti i reati ascritti alla popolazione detenuta femminile.

Identikit delle detenute – Uno sguardo alle fasce di età ci mostra come la popolazione detenuta femminile sia tendenzialmente più anziana di quella maschile e come l’intera popolazione detenuta sia andata invecchiando nel corso degli ultimi quindici anni. Le donne oltre i 70 anni sono 31. Di età compresa tra diciotto e vent’anni sono solo 9. le giovani adulte sono in tutto 78.

In calo le straniere detenute. Oggi rappresentano il 30,5 del totale. Nel 2013 erano dieci punti percentuali in più. Le nazionalità maggiormente rappresentate: rumena, nigeriana, bulgara.

Le circa 70 donne trans presenti nelle carceri italiane sono ospitate in apposite sezioni protette all’interno di carceri maschili negli istituti di Belluno, Como, Ivrea, Napoli, Secondigliano, Reggio Emilia e Roma Rebibbia Nuovo Complesso. Queste donne vivono spesso in uno stato di abbandono, essendo coinvolte in pochissimi attività interne.

Prendendo come riferimento temporale il mese di gennaio 2023, sui 385 giovani reclusi nelle carceri minorili italiane solo 10 sono ragazze, pari al 2,6 per cento del totale. Dei 17 Istituti penali per minorenni italiani, uno solo, a Pontremoli, è interamente femminile mentre altri due, a Roma e a Nisida, sono provvisti di sezione femminile, sebbene nel secondo essa non sia attualmente in funzione.

Il 12,4 per cento delle donne ha diagnosi psichiatriche gravi e il 63,8 per cento fa uso di psicofarmaci. Dati che segnano un disagio enorme. Gli atti di autolesionismo tra le donne sono stati 30,8 ogni 100 presenti, contro i 15 degli istituti che ospitano solo uomini. Cinque donne si sono uccise nel 2022.

Le madri e i minori – Al 31 gennaio 2023 sono 17 i bambini di età inferiore a un anno che vivono in carcere con le loro 15 madri detenute. L’andamento della presenza dei bambini in carcere ha continuato a oscillare negli ultimi trent’anni in alto (fino a superare le 80 unità) e in basso senza essere particolarmente influenzato neanche dalle modifiche normative introdotte nel tempo a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori. È stata invece la pandemia a ridurre drasticamente i numeri, passati dai 48 bambini della fine del 2019 ai 29 della fine del 2020, fino a raggiungere i 17 che oggi si trovano all’interno di istituti di pena.

Sono solo due in tutta Italia le case famiglia protette previste dalla legge n. 62 del 2011 per superare le difficoltà incontrate nell’accedere ad alternative al carcere da detenute madri prive di un domicilio ritenuto adeguato dalla magistratura.

Le condizioni strutturali delle carceri femminili –Le celle che ospitano le donne generalmente non differiscono molto da quelle cheospitano gli uomini. Le condizioni strutturali sono però spesso migliori, e solitamenteappaiono anche più pulite e più curate.In due celle su tre tra quelle che ospitano le detenute donne c’èil bidet, come previsto dal regolamentopenitenziario, ma le eccezioni sono importanti. Manca ad esempio a Bollate, istituto cheospita 140 detenute, o a San Vittore che ne ospita 79.

In un carcere su tre manca un servizio di ginecologia e in due su tre manca un servizio di ostetricia.

Nel corso della conferenza stampa sono stati riportate dai relatori esperienze reali di vita dal carcere e raccontate le storie di alcune detenute. Patrizio Gonnella e Susanna Marietti hanno ricordato la scomparsa della ventisettenne Donatella Hodo, morta suicida nell’agosto del 2022 nel carcere di Verona. “Aveva problemi di tossicodipendenza e sin da giovanissima aveva fatto avanti e indietro tra carcere e comunità – spiegano da Antigone. “Il magistrato di sorveglianza ha ammesso che il sistema con lei aveva fallito e che il carcere non era il luogo adatto a Donatella”.

Nel rapporto vengono suggerite dieci proposte possibili di innovazione normativa per eliminare quel divario esistente tra “il nostro sistema penitenziario, declinato nelle norme e nell’organizzazione istituzionale al maschile. Non vi è una specifica attenzione rivolta alle donne detenute nelle leggi, nei regolamenti penitenziari e nel management penitenziario”. Alcune richiedono intervento legislativo, altre meramente amministrativo.

Vanessa Pompili