Anche nell’anno appena terminato ci siamo trovati in mezzo a notizie contrastanti circa la situazione climatica, da un lato in miglioramento date le politiche verdi adottate da sempre più Paesi, dall’altro in condizioni stazionarie.
Sappiamo che siamo sulla buona strada eppure l’anno appena trascorso è stato l’anno più caldo mai registrato e le emissioni globali di gas serra hanno raggiunto un nuovo massimo, toccando i 37,4 miliardi di tonnellate metriche nel 2024, senza contare i disastri causati dagli incendi e dagli uragani.
Se non ci si fa però travolgere dall’ecoansia siamo in grado di ricordare che il processo in esame richiede necessariamente del tempo e che alcuni obiettivi sono già stati conseguiti. Qualche settimana fa, infatti, il Financial Times ha offerto agli osservatori internazionali una notizia positiva: per la prima volta le emissioni globali di gas serra, responsabili del riscaldamento atmosferico, potrebbero finalmente smettere di aumentare e avviarsi verso un declino a lungo termine. Appare naturale che questo accada perché molti Paesi stanno diventando più efficienti dal punto di vista energetico, lasciandosi alle spalle il carbone e abbracciando le nuove energie rinnovabili.
Anche a livello europeo si possono notare cambiamenti significativi: l’intera Ue ha tagliato la sua domanda di gas del 18 per cento tra agosto 2022 e dicembre 2023, risparmiando più di 100 miliardi di metri cubi di carburante. Un report dell’Ue rilasciato nel 2024 dichiara che l’Italia punta alla neutralità climatica entro il 2050 e il piano pubblicato a marzo del 2022 incentrato sulla transizione ecologica include politiche adattate al cambiamento climatico, alla tutela della biodiversità e degli ecosistemi.
A livello mondiale invece, la National Oceanographic and Atmospheric Administration ha previsto, nel 2024, che il buco dell’ozono potrebbe riassorbirsi completamente entro il 2066, poiché secondo l’International Energy Association (Iea), l’aumento dei veicoli elettrici dovrebbe ridurre la domanda globale di petrolio di 6 milioni di barili al giorno entro il 2030. La lotta al buco dell’ozono è stata infatti sostanzialmente vinta, ma questo non vuol dire che il problema sia stato risolto in pieno. Dalle prime ricerche che hanno individuato il problema e strategie per combatterlo, nonché dalla firma del Protocollo di Montreal, sono cambiate molte cose. La messa al bando di clorofluorocarburi (Cfc) ha giocato un impatto fondamentale nella salvaguardia dello strato di ozono poiché sono proprio i cfc, sostanze chimiche usate in frigoriferi, condizionatori e spray, le principali cause del problema poiché, una volta rilasciate nell’atmosfera, si decompongono e liberano cloro, che distrugge l’ozono.
Aiuterà sicuramente il Pianeta, oltre ai vari provvedimenti, il fatto che gli investimenti privati in energia pulita e veicoli elettrici hanno raggiunto la cifra record di 71 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2024, ovvero circa il 40 per cento in più rispetto al primo trimestre del 2023. Se poi a questo si unisce il fatto che in India il carbone nel 2024 non è stato più la principale fonte di energia del paese (la quota di energia fornita è scesa sotto il 50 per cento per la prima volta dagli anni 60), ci troviamo di fronte a notizie incoraggianti.
Per far comprendere come la situazione sia reputata degna di considerazione è utile menzionare la decisione della Commonwealth Bank, la banca più grande dell’Australia, che ha annunciato nell’agosto dell’anno scorso che non eseguirà più prestiti in denaro alle aziende di combustibili fossili che non rispettano l’accordo di Parigi, volto a mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C.
È dunque ovvio che la transizione ecologica necessiti di non pochi anni, tempo necessario per cambiare le fonti di energia impedendo il collasso dell’economia. Molti Paesi in via di sviluppo stanno di fatto vivendo ad oggi la loro rivoluzione industriale e dunque i combustibili fossili appaiono più convenienti, ma considerando le politiche adottate a livello globale si può effettivamente credere che le probabilità per un futuro verde si stiano progressivamente alzando.
FONTI
https://www.enelgreenpower.com/it/learning-hub/gigawhat/cerca-articoli/articles/2024/06/buco-ozono
https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2024/767178/EPRS_BRI(2024)767178_EN.pdf