A soli due giorni dalla giornata mondiale delle api, il 20 maggio, oggi si celebra la giornata della biodiversità. Due date importanti il cui obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica all’importanza degli insetti impollinatori, da cui dipende il funzionamento degli ecosistemi.
Una volta Einstein ha detto: “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. Ebbene, per quanto qualcuno possa essere scettico, questa affermazione non è molto lontana dalla realtà.
Dagli insetti impollinatori, infatti, dipende la riproduzione di oltre l’85 per cento delle piante selvatiche e più del 70 per cento delle colture agrarie. Inoltre, in base ai dati Ispra 2021, si stima che il valore economico del servizio di impollinazione animale sia di circa 153 miliardi di dollari a livello mondiale, dei quali 26 miliardi nella sola Europa e circa 3 miliardi in Italia. Infine, la produzione agricola mondiale direttamente associata all’impollinazione ha un valore economico stimato tra 235 e 577 miliardi di dollari.
Oggi, cambiamento climatico, pratiche agricole intensive e non sostenibili, distruzione di habitat naturali e semi-naturali e diffusione di monoculture, hanno enormi impatti negativi sugli insetti impollinatori che, al contrario di quanto si pensa, non comprendono solo le api da miele. Questi infatti si divono in quattro gruppi: gli Imenotteri (api selvatiche, bombi, vespe, api domestiche); i Lepidotteri (farfalle e falene); i Ditteri (soprattutto Sirfidi) ed i Coleotteri.
A causa dell’aumento delle temperature media stagionali, delle gelate tardive e dell’alternanza di periodi di siccità e di precipitazioni intense, si sta registrando sempre di più uno sfasamento tra i tempi di fioritura e l’attività degli impollinatori, che negli ultimi 60 anni hanno anticipato di sei giorni le loro attività e diminuito di due la durata del volo.
In questo contesto nasce il progetto LIFE BEEadapt – a pact for pollinators adaptation to climate change, cofinanziato dal programma Life dell’Unione europea e presentato nei giorni scorsi presso la sala Arancera dell’Orto botanico di Roma.
Avviato a settembre 2022 e con una durata di 48 mesi, l’obiettivo del progetto è tutelare gli impollinatori e mitigare i rischi associati al progressivo degrado degli ecosistemi e alla crisi climatica. Per farlo ha predisposto una strategia condivisa su larga scala geografica, in modo da favorirne l’adattamento in quattro aree di intervento: aree a forte vocazione naturale (Parco nazionale dell’Appenino tosco-emiliano e Riserva naturale Monte Torricchio), aree periurbane (aree protette gestite da Roma Natura) e in territori a forte vocazione agricola (le aree dell’agro-pontino nel Lazio).
“Il progetto LIFE BEEadapt riconosce che la crisi climatica, nonché gli effetti negativi che da essa discendono, può essere superata solo se si costruisce un modello di azione unitario, condiviso da stakeholder pubblici e privati, dai cittadini, a livello locale, regionale e nazionale – ha commentato Willy Reggioni, responsabile servizio conservazione della natura del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano. – “Questo è possibile solo se si creano sempre più occasioni in grado di trasmettere consapevolezza e sensibilizzare sull’importanza dell’integrità strutturale e funzionale dei sistemi naturali”.