Negli ultimi venti anni, il settore agricolo europeo ha vissuto trasformazioni profonde, guidate da forze globali quali i progressi tecnologici, la spinta liberalizzazione dei mercati e l’evoluzione della Politica Agricola Comune (PAC). Questi cambiamenti hanno messo sotto pressione la stabilità economica nelle aree marginali e la competitività delle aziende agricole, spingendo anche le piccole e medie realtà a confrontarsi con sfide crescenti.
Uno degli aspetti più rilevanti è stata l’evoluzione della PAC sia in termini di focus che di budget. Infatti, si è passati da elargire sussidi per produrre a contribuire per l’adozione di pratiche agricole sostenibili. Quando? Nel 2003 con il disaccoppiamento degli aiuti diretti dalla produzione, detta anche riforma Fischler. Cambiamento dettato dagli accordi presi nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Non meno importante è stata la riduzione del peso dei fondi destinati alla PAC sul bilancio totale dell’UE, incidenza passata dal 45% nel 2014 al 31% nel 2020 (fonte Parlamento Europeo).
Un altro elemento centrale è il precario equilibrio che quotidianamente gli agricoltori affrontano tra rafforzare la propria resilienza in un mercato globale e al contempo contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico.
Tanta enfasi della PAC su pratiche sostenibili, innovazioni tecnologiche e l’adozione di energie rinnovabili è dovuta al peso dell’agricoltura in termini di emissioni totali di gas serra nell’Unione Europea, che è stato quantificato in un 11% (‘Annual Report 2023’ della European Free Trade Association). Gli studi hanno dimostrato che la principale causa sono l’allevamento zootecnico e l’uso di fertilizzanti. Per questo, l’agricoltura biologica sta emergendo come uno degli strumenti principali della PAC per ridurre le emissioni, così come altri sistemi agricoli a basso impatto e attenti al benessere animale. Tuttavia, le misure di adattamento al cambiamento climatico sono altrettanto cruciali, come la selezione di varietà di colture più resilienti, l’ottimizzazione dell’irrigazione e l’adozione di pratiche che migliorano la biodiversità. In questo contesto, le energie rinnovabili hanno recentemente acquisito un ruolo centrale nella riduzione dell’impronta di carbonio dell’agricoltura e nella diversificazione del reddito dell’impresa agricola stessa.
Con meno fondi pubblici e maggiori vincoli per accedere ai contributi PAC, almeno i prezzi di vendita sono remunerativi per i produttori agricoli? No, perché si compete sul prezzo a livello globale. Ecco che per smarcarsi da una guerra di prezzi occorre puntare alla qualità regolamentata, poiché garanzia di sostenibilità socio-ambientale, biodiversità e mantenimento delle tradizioni rurali. In questo aiutano anche gli accordi di libero scambio, che proteggono le produzioni a Indicazione Geografica grazie al loro status di Proprietà Intellettuali. In realtà se ne parla più spesso per l’esasperata competizione di prezzo sui prodotti agricoli coltivati con metodi standard, dimenticando di menzionare i molteplici benefici dati dal commercio e tralasciando la loro importanza per l’industria di trasformazione fortemente dipendente dai prodotti agricoli extra-UE.
Il futuro dell’agricoltura italiana, ormai saldamente legata a quella europea, richiede nuove strategie che bilancino la sostenibilità ambientale con la competitività economica. Gli agricoltori si trovano a un bivio: restare nella loro “comfort zone“, o abbracciare nuove opportunità di diversificazione, come le produzioni di qualità (Indicazioni Geografiche, agricoltura biologica, ecc.), l’energia rinnovabile e il turismo rurale. Contrariamente a quanto spesso si crede, gli accordi di libero scambio e la PAC non rappresentano una minaccia alla stabilità del reddito, ma piuttosto un’opportunità per innovare e creare nuovi canali di crescita.
In un contesto agroalimentare sempre più complesso e vulnerabile, le Associazioni di categoria giocano un ruolo cruciale nel sostenere gli agricoltori, rappresentando i loro interessi presso le istituzioni europee e di conseguenza a livello mondiale. Ecco che una realtà come Unsic è un interlocutore privilegiato tra le realtà produttive nelle aree marginali e gli uffici ministeriali. Infatti, con tale consapevolezza questa Associazione ha partecipato attivamente al sondaggio quale opportunità di crescita, poichè i risultati sono stati fondamentali per indirizzare la tesi di Master in Food Law (Luiss) dal titolo “Affrontare il cambiamento è una questione di conoscenza: strumenti per le Associazioni di Agricoltori” . L’ampia partecipazione della base associativa agricola ha consentito di valutare le difficoltà e le aspettative future degli imprenditori agricoli associati, che grazie al quotidiano lavoro dei Caa Unsic si mostrano recettivi alle proposte dell’associazione stessa.
In conclusione, la trasformazione del settore agricolo europeo (leggi italiano) non sarà priva di ritardi e resistenza. Tuttavia, con il giusto supporto delle associazioni di categoria, gli agricoltori possono non solo adattarsi al cambiamento verso un’agricoltura di qualità, ma anche prosperare, mantenendo le tradizioni grazie alla diversificazione delle proprie entrate.