Ascoli Piceno: alla scoperta dello storico Caffè Meletti e della sua Anisetta

Vanessa Pompili
04/08/2022
Tempo di lettura: 5 minuti
Foto: caffemeletti.it

Non è solo un caffè, ma un punto di ritrovo, un pezzo di memoria e di cultura per gli abitanti di Ascoli Piceno. Il Caffè Meletti è nella sede storica di piazza del Popolo dal 1907, riferimento e patrimonio della città di Ascoli Piceno. Non solo per i residenti, ma anche per i turisti e soprattutto per chi è lontano da casa e quando torna, un giro al Caffè Meletti se lo deve proprio fare.  

Un luogo dove poter trascorrere e scandire ogni momento della giornata, dalla colazione alla cena, in un ambiente raffinato ma comunque informale.

Situato nella centralissima piazza del Popolo, accanto al Palazzo dei Capitani, è stato inaugurato la sera del 18 maggio 1907 per volontà di Silvio Meletti, l’industriale di liquori noto per la produzione dell’Anisetta Meletti, che due anni prima aveva rilevato la palazzina realizzata tra il 1881 e il 1884 per ospitare gli uffici della Posta e del Telegrafo. Grazie all’opera dell’ingegner Enrico Cesari e del pittore decoratore Pio Nardini, nasce così un elegante bar in stile liberty caratterizzato dalla ricchezza degli arredi, dallo splendore degli ornamenti e dalla raffinatezza delle pitture che ancora oggi contribuiscono a rendere unica l’atmosfera del Caffè Meletti.

Una vera e propria istituzione e salotto delle idee, per anni è stata sede del “Senato”, sodalizio dei notabili della città. Rara espressione del liberty nelle Marche, con decorazioni floreali e arredi originali perfetti. Re Vittorio Emanuele fece visita nel 1908 e 1910 per acquistare l’Anisetta Meletti e lo decretò “Fornitore della Real Casa”. Mascagni avrebbe iniziato qui a scrivere l’opera “Lodoletta”. Guttuso, alla fine della Seconda Guerra, vi progettò la rivista “L’Orsa Maggiore”. Sono passati Stuparich, Zandonai, Badoglio, Sartre, Hemingway e Trilussa che, goloso dell’Anisetta Meletti, scrisse “Quante favole e sonetti m’ha ispirato la Meletti”.

Dichiarato nel 1981 dal ministero dei Beni culturali e ambientali “locale di interesse storico e artistico” per “la coerenza che lo lega alle strutture in un tutto inscindibile, per l’unitarietà, essendo rimasto, salvo qualche piccola variante, nello stato originario, per l’eleganza delle linee e del decoro che ne fanno un raro documento di stile liberty nella regione marchigiana, e perché luogo preferenziale di incontro socio-culturale che ha rivestito in passato e che oggi continua a mantenere, tanto da essere soprannominato il Senato”, il Caffè Meletti, dopo una chiusura che ne ha messo a rischio la continuità, nel 1996 viene acquistato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno. Per due anni subisce un’attenta opera di restauro conservativo che rende possibile la sua restituzione alla città di Ascoli Piceno. I successivi adeguamenti strutturali e tecnologici conclusi nel novembre del 2011 hanno riportato il bar e il ristorante al prestigio e al fascino di un tempo.

Nella progettazione e nel restauro, niente viene lasciato al caso. La palazzina che ospita il Caffè è, nella propria linearità, un elemento che si inserisce con grande eleganza nello scenario cinquecentesco di Piazza del Popolo, apportando anche un delicato tocco di colore con la sua intonacatura rosa antico.

Su pianta trapezoidale, la facciata principale, di stile tipicamente neoclassico, è suddivisa in tre fasce orizzontali, demarcate da cornici sagomate, corrispondenti ai tre piani dell’edificio. Al piano terra le quattro vetrine e l’ingresso sono protette da un portico a cinque arcate con volte affrescate dal pittore ascolano Giovanni Picca nel 1883 con affreschi sul tema “Emblemi allusivi delle funzioni postali”; poco sopra la cornice marcapiano sorregge una fila di cinque finestre sormontate da altrettante lunette a tutto sesto (piano nobile) e infine una cornice dentellata funge da basamento per la balaustrata che delimita l’ampia terrazza (ultimo piano).

L’interno del locale ricalca l’impostazione tipica di un caffè ottocentesco in stile liberty ed è organizzato in uno spazio per la consumazione in piedi, uno spazio ampio per la consumazione a sedere e uno per la pasticceria.

La cura e la coerenza nei dettagli contraddistingue gli interni del Caffè dagli affreschi del soffitto, opera del pittore ascolano Pio Nardini, alle appliques e ai lampadari in ottone lavorato con bulbi in vetro smerigliato fino ai divani rivestiti di morbido velluto verde muschiato, ai tavolini rotondi con piano di marmo bianco di Carrara su base in ghisa fusa lavorata, altri dipinti dall’artista milanese Giuseppe Moneta, alle sedie di tipo Thonet con impagliatura di Vienna, alle colonne in ghisa con il capitello fruttato e alla caratteristica scala a chiocciola in legno intagliato.

Al Caffè la giornata inizia con la proposta delle migliori tradizioni di desserteria e di gelateria artigianali di produzione propria, per la pausa pranzo, si può scegliere il menu soft lunch in alternativa ai piatti della tradizione da gustare, in estate, direttamente in Piazza del Popolo oppure, durante l’inverno, nella storica sala caffè.

Sin dalla sua inaugurazione, lo storico Caffè Meletti, così come il ristorante gourmet del Caffè riaperto nella primavera del 2013, ha il compito di valorizzare la tradizione e le eccellenze del territorio. Una cucina che si distingue per la genuinità, con sapori che caratterizzano l’eccellenza delle materie prime utilizzate e rivisitate con estro creativo. Il ristorante varia il proprio menu in base alla stagionalità, in modo da colpire e suscitare emozioni sia ai numerosi turisti che da sempre arrivano in città, ma soprattutto agli ascolani, puntando sulla semplicità e sul gusto. Al ristorante è possibile degustare anche un menù che richiami la tradizione e che reinterpreti piatti antichi, denominato appunto “Ascoli”.

Foto: meletti.it

Per gli appassionati della famosa Anisetta Meletti, vengono poi realizzati dei piatti – sia dolci che salati – che hanno alla base questo caratteristico ingrediente.

L’Anisetta Meletti nasce nel lontano 1870 ad opera di Silvio Meletti, che ha avuto l’ingegno e l’audacia di trasformare un distillato di anice fatto in casa dalla madre, in un prodotto di successo che a distanza di tanti anni rappresenta ancora il fiore all’occhiello della longeva Ditta Silvio Meletti.

Vanessa Pompili