Amministrative: vittorie “azzoppate”

Domenico Mamone
27/06/2022
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Il responso del secondo turno delle amministrative dice centrosinistra. I successi ottenuti a Verona, Parma, Piacenza, Catanzaro, Alessandria, Monza, Carrara e in altre città, dove il Pd torna a governare dopo tanti anni, sono inequivocabili e in molti casi clamorosi. Il centrodestra vince a Barletta, Frosinone, Gorizia e Lucca. Poca cosa. E dai 19 capoluoghi ottenuti nel 2017, scende a 14. Insomma vince Letta, mentre Salvini e Meloni pagano la guerra intestina (singolare lo sdegnoso rifiuto dell’apparentamento con Tosi del sindaco uscente di Verona, Federico Sboarina). Ma, in termini generali, non è tutto oro ciò che luccica e possiamo individuare almeno due nodi.

Il primo sono i dati della partecipazione al voto, in ulteriore calo. Se alle amministrative 2021 l’affluenza al ballottaggio è stata del 44 per cento, ieri è scesa al 41,67 per cento (dato sostenuto da Verona al 54,3 per cento), tra l’altro contro il 54 per cento di due settimane fa. Indicative le percentuali di votanti ad Alessandria (37,1), Cuneo (36,7), Monza (36,1), Parma (39,1). Nella maggior parte delle città hanno votato meno di quattro elettori su dieci. Insomma, ci sono sindaci indicati solo da un cittadino su cinque, con la democrazia e la partecipazione che vanno in frantumi.

Il secondo aspetto è la netta affermazione del civismo. Gli elettori non si sono fidati di candidati espressione dei partiti, premiando personalità “prestate” alla politica, che spesso sono riuscite a coinvolgere le nuove generazioni.

Il caso più eclatante è quello del calciatore Damiano Tommasi, indubbiamente l’affermazione più clamorosa perché avviene in una città nettamente di destra come Verona. Per Tommasi, anche da giocatore, l’aggettivo più utilizzato era “atipico”. Quando Tullio Solenghi ne ha fatto un cavallo di battaglia con la sua indimenticabile imitazione, metteva in risalto soprattutto le sue anomalie, ad esempio quel fortissimo sentimento religioso che lo portava a coinvolgere i giocatori della Roma in continue opere di solidarietà. Lo stesso allenatore giallorosso Fabio Capello, quando Tommasi era nella sua Roma che vinse lo scudetto del 2001, lo definì proprio “centrocampista atipico”. Ed inconsueto è stato anche il suo ruolo di sindacalista, alla guida dell’Associazione italiana calciatori, dove ha affinato l’arte della diplomazia. Ora, questo 48enne della Valpolicella, sei figli, da vent’anni alla guida di un istituto scolastico ispirato a don Milani, che ha fondato con la moglie Chiara, conosciuta a quindici anni (conta 400 studenti e prestigio internazionale), con il suo carisma ha ottenuto il miracolo dopo aver girato casa per casa tutti gli otto quartieri di Verona. La sua lista personale è stata la più votata, lasciando dietro tutte le altre, compresa quella del Pd.

Anche altri neosindaci sono stati premiati più per la loro storia personale e per la loro indipendenza rispetto agli apparentamenti. A Catanzaro, Nicola Fiorita è un professore universitario indipendente, per quanto sostenuto dal centrosinistra, che già al primo turno aveva ottenuto il 6 per cento di voti in più rispetto a quelli delle liste in suo sostegno. Anche il neosindaco di Lucca, Mario Pardini, ci ha tenuto a far sapere di essere espressione del civismo, benché eletto dal centrodestra. Civica anche Chiara Frontini, neosindaca di Viterbo, per quanto di area centrodestra. Esperienza indicativa anche a Como, dove il candidato civico Alessandro Rapinese, dopo aver estromesso il candidato del centrodestra dal ballottaggio, ha battuto la sfidante del centrosinistra Barbara Minghetti.

Il voto, però, apre inediti scenari politici anche per il futuro. Specie a livello geografico. Ad esempio, il centrosinistra comincia a vincere pesantemente al Nord. E ciò rende ormai possibile la contesa delle aree leghiste, a cominciare dalla Regione Lombardia, dopo le clamorose affermazioni del centrosinistra a Lodi o a Monza. Mentre il centrodestra, con la conquista di Lucca, governa ormai sei capoluoghi nella rossa Toscana.

Un altro fattore politico è che nell’ormai famoso “campo largo”, il ruolo predominante è dei Dem rispetto a quello più marginale dei grillini, contiani o dimaiani che siano. Resta da decifrare il peso di Azione e di Italia Viva e il loro posizionamento a livello nazionale.

A destra, dove ci si lecca le ferite, il prossimo fronte sarà la scelta del candidato in Sicilia, dove sbagliare equivarebbe ad un harakiri.

“La vicenda veneta dimostra che, quando prevalgono i personalismi, si può perdere anche una competizione che era stravinta in partenza – scrive Antonio Socci su Libero, richiamando un sondaggio di Winpoll-Il Sole 24 ore, da cui emerge un centrodestra stimato a livello nazionale addirittura fra il 51 e il 52 per cento (FdI sopra al 25 per cento, la Lega sopra al 15 per cento, Forza Italia attorno al 10 per cento e un altro 1 per cento di Coraggio Italia). Socci tuttavia conclude: “Quando una coalizione si divide fra Montecchi e Capuleti, finisce male per entrambi. In un attimo si passa dal dramma shakespeariano alla tragicomica sorte dei polli di Renzo”.

Domenico Mamone