Qualche analista si spinge a dire che anche l’avversione al cosiddetto “Green Deal” abbia contribuito all’affermazione delle destre nella tornata elettorale comunitaria appena conclusa. Perché se la difesa dell’ambiente, almeno a parole, è un tema caro agli europei, quando si tratta di aprire il portafoglio per contrastare il cambiamento climatico, le cose prendono un’altra piega. Anche perché ben un terzo dei 1.800 miliardi di euro di investimenti del piano NextGenerationEU e il bilancio settennale dell’Unione finiranno proprio nel “Green Deal”. Mentre le cicatrici lasciate dai picchi inflazionistici nel ventre sociale hanno sicuramente orientato una parte dell’elettorato verso l’astensione o le forze più radicali.
Comunque sia, le politiche green continueranno, volenti o nolenti, ad occupare buona parte della nuova legislatura europea, per quanto probabilmente il piede sarà meno pesante sull’acceleratore e gli obiettivi fissati negli ultimi anni saranno sicuramente rivisti. Le rivolte degli agricoltori sono un ricordo non troppo lontano. Buona parte degli imprenditori di diversi comparti vitali, dall’edilizia al tessile, accetteranno malvolentieri nuovi obblighi relativi alla sostenibilità, rifiutano altri lacciuoli ed esose obbligatorietà che hanno pagato a caro prezzo specie nell’ultimo biennio segnato dall’inflazione.
L’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie sono temi che non potranno mancare sui tavoli istituzionali nel prossimo futuro. Il regolamento sull’intelligenza artificiale con l’individuazione di regole comuni per l’uso dell’IA è stato infatti uno degli ultimi atti dell’europarlamento, aprendo la strada ad altri interventi in una materia così complessa e delicata.
Infine l’immigrazione. La crescita delle destre renderà ancora più ardue quelle politiche solidali auspicate soprattutto dalla sinistra e dal fronte cattolico.