
Durante la prima giornata dell’Innovation Training Summit, l’evento internazionale organizzato dall’associazione no profit Ecosistema Formazione Italia (Efi), in programma all’Auditorium della Tecnica di Roma nelle giornate del 3 e 4 aprile 2025, è stata presentata la ricerca “Intelligenza artificiale: cosa dopo il clamore?” condotta da Ipsos, società multinazionale che si occupa di ricerche di mercato e di consulenza. Lo studio esplora il rapporto che persone e aziende hanno oggi con l’Intelligenza artificiale (Ia), tra curiosità, timori e un crescente desiderio di formazione.
A livello globale, il 67% degli intervistati afferma di avere una buona comprensione dell’Ia. In Italia, però, la percentuale si ferma al 51%, segnalando un gap informativo che rischia di rallentare l’adozione consapevole di queste tecnologie nel nostro Paese.
Il 40% degli intervistati ha già sperimentato un impatto diretto dell’Ia nella propria vita quotidiana. Ma è il futuro a generare ancora più attese: il 60% è convinto che l’Intelligenza artificiale trasformerà profondamente le nostre esistenze nei prossimi anni, mentre il 66% crede che influenzerà soprattutto l’ambito lavorativo.
Le chatbot basate sull’Ia sono ormai utilizzate da molti. Il 60% degli intervistati dichiara di averle adoperate almeno una volta. In particolare, ChatGPT è stata sperimentata dal 73% degli utenti, mentre Gemini dal 38%. Un dato che dimostra come gli strumenti basati sull’Ia generativa stiano entrando con decisione nella quotidianità.
Di fronte a questa trasformazione, la reazione è chiara: quasi la metà del campione (48%) intende iniziare un percorso di formazione per acquisire nuove competenze digitali e imparare a gestire queste tecnologie in modo efficace.
Anche il mondo delle imprese guarda con fiducia all’Intelligenza artificiale. Secondo la ricerca:
- Il 51% la considera utile per migliorare l’efficienza operativa;
- Il 49% la impiegherebbe per analizzare i dati;
- Il 47% la vede come strumento ideale per automatizzare i processi di routine.
- Il 47% la vede come strumento ideale per automatizzare i processi di routine.

“Viviamo – precisa Kevin Giorgis, presidente di Ecosistema Formazione Italia – in un’epoca di grandi evoluzioni e la formazione ha un ruolo centrale che non possiamo ignorare. Per non subire i cambiamenti di un mondo che, dal punto di vista dell’innovazione tecnologica, corre sempre più veloce, la formazione tradizionale non è più sufficiente per garantire la competitività delle imprese e la crescita professionale delle persone. Con l’Innovation Training Summit, giunto alla sua seconda edizione, puntiamo a cambiare la mentalità di tutti gli operatori del settore della formazione: istituzioni, scuole, università e aziende che, a vario titolo, operano nel settore della formazione. Vorremmo iniziare, come già si fa in altri Paesi, a ragionare in termini di Smart nation creando occasioni di incontro durante i quali pubblica amministrazione, enti di ricerca e imprese possano collaborare per rendere sempre più efficiente la formazione di domani. Stiamo gettando le basi per rendere questo evento un appuntamento fisso, in Italia e all’estero”.
“La doppia transizione, ecologica e digitale, richiede nuove specializzazioni, ancora spesso difficili da reperire – sottolinea il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. “Il disallineamento tra domanda e offerta di competenze rischia di frenare la crescita, in un contesto in cui la competitività si basa sempre più sul valore aggiunto piuttosto che sul costo del lavoro. Per questo, è fondamentale investire in innovazione e tecnologie avanzate, contrastando la concorrenza sleale extra-Ue. Il ministero è impegnato in questo percorso con il Piano Transizione 4.0 e 5.0, e con iniziative mirate, tra cui la Fondazione Intelligenza artificiale di Torino, parte di una rete di centri di ricerca industriale per modernizzare il settore produttivo. L’intelligenza artificiale offre opportunità straordinarie per ottimizzare i processi e personalizzare i servizi, ma servono professionisti formati per sfruttarne appieno il potenziale. Il sistema formativo italiano sta rispondendo con percorsi universitari dedicati e con gli ITS, che offrono formazione pratica in settori strategici. Dobbiamo allineare rapidamente la formazione alle esigenze del mercato, integrando il nostro know-how tradizionale con le nuove tecnologie. Serve un coinvolgimento trasversale, dagli operai ai manager, con un supporto non solo tecnico ma anche umano: leadership, apprendimento continuo, collaborazione, con l’obiettivo di mettere la persona al centro della trasformazione. Apprezzo questa iniziativa che unisce competenze diverse, necessarie per affrontare il futuro, trasformando le sfide in opportunità. Attraverso la collaborazione possiamo rendere l’Italia più forte, competitiva e pronta ad affrontare il domani con un approccio aperto e neutrale verso le tecnologie che migliorano economia e società”.