Al Campidoglio gli Stati generali del vino

Nataliya Bolboka
29/09/2023
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“Io credo che il vino sia tante cose”, ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, intervenuto il 29 settembre agli “Stati generali del vino” a Roma. “Storia, cultura, tradizione, benessere,” e ancora “eccellenza imprenditoriale e tutto quello che c’è dietro: lavoro, occupazione, ricchezza che si crea e si può ridistribuire”. Ricordando, inoltre, come il vino italiano sia “un vino dall’altissima qualità e dall’altissimo valore aggiunto”.

Con 50,3 milioni di ettolitri l’Italia è il primo esportatore e produttore di vino al mondo. Il comparto dà lavoro a 1,3 milioni di persone e rappresenta uno dei principali brand del made in Italy, vantando un saldo attivo di export di oltre 6,5 miliardi di euro.

Come ricordato da Carlo Corazza, direttore del Parlamento europeo in Italia, insieme a Francia e Spagna, l’Italia è il principale produttore di vino dell’Unione europea e da sole queste tre nazioni rappresentano la metà della produzione globale. L’Ue, infatti, è leader mondiale del settore vitivinicolo, con una produzione media annua che negli ultimi anni ha superato i 165 milioni di ettolitri, il 45 per cento delle zone viticole mondiali, il 64 per cento della produzione e il 48 per cento del consumo.

Il settore vitivinicolo è fondamentale nel quadro della politica agricola comune, di competenza esclusiva dell’Ue, e ne rappresenta uno dei punti di forza. Oltre a ciò, “il vino è parte della cultura europea”, come affermato da Antonio Parenti, direttore della Rappresentanza della Commissione europea in Italia, e ricordato più volte nel corso dell’evento.

Si tratta dunque di “un settore che va valorizzato a 360 gradi”, come ha dichiarato Roberta Angelilli, vicepresidente della Regione Lazio, ma nonostante l’importanza che questo comparto riveste per l’Ue, alcune delle ultime iniziative sembrano piuttosto volerlo ostacolare.

L’8 dicembre, entreranno in vigore gli obblighi del nuovo regolamento Ue sull’etichettatura dei prodotti vitivinicoli, che dovranno indicare l’elenco degli ingredienti e la dichiarazione nutrizionale. Il governo irlandese, poi, ha adottato un’ulteriore norma per cui dal 2026 le etichette dei prodotti alcolici dovranno riportare tutti i rischi per la salute derivanti dal consumo di alcol. Iniziativa che dovrebbe essere estesa a tutta l’Europa.  

Etichette del genere sarebbero, però, distorsive, in quanto hanno come unico obiettivo la demonizzazione del prodotto così da non farlo crescere sul mercato. Per quanto l’iniziativa derivi dalla necessità di far fronte all’abuso di alcol, questo dovrebbe essere distinto dal consumo moderato, dove il vino è parte integrante della tanto decantata dieta mediterranea e “valore sociale”, come lo ha definito Sabrina Alfonsi, assessora all’Agricoltura, Ambiente e ciclo dei rifiuti di Roma Capitale. “Bisogna stare attenti con queste etichette”, ha continuato, ricordando che il proibizionismo non fa altro che aumentare i casi di abuso.

Nel 2022 la Commissione europea ha anche proposto un regolamento sul packaging che, tra le altre norme, prevede, dal 1° gennaio 2030, l’obbligo del riuso degli imballaggi, nonché la loro riduzione in termini di peso e volume. In un settore come quello vitivinicolo in cui il packaging ha un’importanza non solo estetica ma tecnica, che permette di mantenere le qualità organolettiche del vino, questo tipo di iniziative potrebbe infliggere un duro colpo al comparto.

Da qui l’importanza di un confronto tra i decisori politici europei, nazionali e locali e gli operatori del settore, così da assicurare un approccio coerente che salvaguardi il corretto funzionamento del mercato europeo e la competitività di questo comparto, fondamentale per la crescita e l’occupazione in Europa.

Nataliya Bolboka