Ad un anno dalla scomparsa di Battiato

Domenico Mamone
18/05/2022
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Un anno fa moriva Franco Battiato. Al di là dei gusti personali, l’Italia ha perso uno dei suoi più colti e geniali artisti, capace non solo di lasciarci numerosi brani indimenticabili, ma anche di spaziare in diversi generi culturali, dal cinema alla pittura fino all’opera.

È stato un avanguardista di successo, dalle sperimentazioni all’attualissimo album “La voce del padrone”, con record di vendite, fino a quella Cura che resta una delle più belle canzoni mai scritte.

Di Battiato ci manca lo spessore, dote oggi molto rara. Ci mancano la sua intelligenza profonda, l’unicità, l’ironia, la libertà di pensiero, uno stile personalissimo fatto di influenze e di contaminazioni musicali e linguistiche spesso lontanissime dal nostro quotidiano.

In questo anno gli omaggi sono stati tantissimi. Anche perché Battiato è uno di quegli artisti di cui si è avvertita la grandezza proprio con la sua dipartita, come per Dalla, De André e pochi altri.

E di Battiato, esponente del nostro Mezzogiorno più ammirevole, restano tanti capolavori musicali. Ad iniziare da quel gioiello attualissimo di Povera Patria, una denuncia dei luoghi comuni, dalle ingiustizie, dalle dittature. Poi i primi successi così innovativi, da Patriots all’Era del cinghiale bianco fino a Prospettiva Nevski, cantato in concerto persino con Marco Travaglio.Gli evergreen dell’album La voce del padrone, daCentro di gravità permanente a Cuccurucucù (brano cantato in Spagna dai giocatori campioni del mondo), da Bandiera bianca a Sentimento nuevo, da Summer on a solitary beach a Gli uccelli fino a Segnali di vita. Ancora: Voglio vederti danzare (1982), La stagione dell’amore (1983), I treni di Tozeur (1985), quarto posto all’Eurofestival con Alice, E ti vengo a cercare (1988), Strani giorni (1996), Shock in my town (1998).

Un percorso costellato dai riferimenti alla meditazione trascendentale, dal pensiero di Gurdjeff, dalle filosofie orientali, dal sufismo, da Stockhausen, dalle citazioni colte alle parodie (“A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata”), dalla musica classica al rock più spinto.

Franco Battiato ci lascia un’eredità straordinaria e continua ad essere un punto di riferimento anche per i giovani artisti. Grazie, Maestro.

Domenico Mamone