A Giarre il “Radicepura garden festival”

Giampiero Castellotti
24/03/2023
Tempo di lettura: 13 minuti
Radicepura Garden Festival 2021
Radicepura Garden Festival 2021 (foto Alfio Garozzo – uff. stampa)

È stata presentata all’Orto Botanico dell’Università degli Studi di Palermo la quarta edizione del Radicepura Garden Festival, con i saluti di Paolo Inglese (direttore del SIMuA Università di Palermo), alla presenza di Elvira Amata (assessore del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo, Regione Siciliana), Edmondo Tamajo (assessore delle Attività produttive, Regione Siciliana), Gaetano Galvagno (presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana), Rosario Schicchi (direttore dell’Orto Botanico dell’Università di Palermo), Mario Faro (direttore generale del Radicepura Garden Festival) e Antonio Perazzi (direttore artistico del Radicepura Garden Festival).

Il 6 maggio 2023 inaugurerà a Giarre (Catania) la quarta edizione della biennale promossa dalla Fondazione Radicepura. Il festival rappresenta il primo evento internazionale dedicato al paesaggio del Mediterraneo, e coinvolge grandi protagonisti del paesaggismo, dell’arte e dell’architettura, giovani designer, studiosi, istituzioni, imprese. Fino al 3 dicembre, nel parco botanico Radicepura sarà possibile visitare 15 giardini e 4 installazioni, realizzati con le piante messe a disposizione da Piante Faro. Il vivaio – che raccoglie 800 specie e oltre 5000 varietà – rappresenta una delle realtà più innovative e dinamiche del territorio grazie all’attività portata avanti da oltre 50 anni da Venerando Faro, insieme ai figli Mario e Michele.

Tema di questa edizione, proposto dal direttore artistico Antonio Perazzi, è “Il Giardino delle piante”: i progetti in mostra esaltano infatti l’elemento botanico, al fine di dimostrare i benefici di un giardino di qualità, moderno, funzionale, poetico e armonioso. Si intende così promuovere un diverso stile di giardino in grado di affermare una consapevole appartenenza al mondo naturale, giardini in cui si metta in atto quotidianamente un rapporto sincero con le piante e con l’ambiente. A stimolare la riflessione intorno a questo tema, con il proprio contributo, Paolo Pejrone, che per il festival ha realizzato il giardino Vento e Acqua, tentativi di resilienza. L’architetto paesaggista è da sempre promotore e fautore di un giardino “disordinato” capace di crescere forte, in modo autonomo e spontaneo, luogo di rispetto e cura, nonché ospitale.

La quarta edizione della Biennale inaugurerà con il giardino Vento e Acqua, tentativi di resilienza di Paolo Pejrone.Questo progetto fatto a stanza, con forti radici pratiche ed estetiche nella tradizione, ma con ideali che guardano al futuro, è soprattutto figlio del tempo in cui viviamo: è un tentativo onesto e realistico di resistenza. Il progetto intende mostrare in modo molto concreto e quasi didascalico il funzionamento di un meccanismo. Il vento raccolto dalla grande pompa eolica muove il flusso delle acque, che di vasca in vasca, vengono filtrate dalle radici degli iris e dei giunchi, per tornare a alimentare il ciclo. Prevale un’architettura essenziale, ombreggiata dalle chiome dei platani e circondata dalle fronde di aralie, canne variegate e felci, arboree e non. Una vegetazione volutamente non filologica, ma verosimile, fatta quasi esclusivamente di foglie. È una Sicilia ormai rara quella che si evoca, sempre riarsa ma col beneficio dell’oasi: la sorgente del fiume Ciane, nei pressi di Siracusa, o la stessa fonte Arethusa a Ogigia  già bastano a ispirare.

“Questa edizione della Biennale, partendo dal progetto del maestro Paolo Pejrone, intende essere un momento che con dinamismo riflette sulla progettazione del giardino che non può essere isolata dal contesto in cui si vive e dalle urgenze ambientali ad esso connaturate. Da sempre il giardino in Sicilia è stato eco e riflesso della scena culturale mediterranea che per vocazione si concretizza come un incrocio di pensieri e vissuti. Non è un caso quindi se oggi siamo qui, in un luogo che custodisce il racconto secolare di questa biodiversità, per affermare l’impegno condiviso con l’Orto Botanico, insieme anche al Giardino della Kolymbethra, a studiare, custodire e preservare la cultura dei luoghi e del paesaggio. Con questi obiettivi a Giarre prende vita un festival che intende dare spazio al confronto con giovani progettisti e professionisti, italiani e non, invitati a portare qui ciascuno la propria visione di giardino, riflessioni necessarie per lo sviluppo delle città, rendendole più vivibili e allo stesso tempo preservare l’ambiente riuscendo a vivere in armonia con esso in una dinamica di proficua reciprocità. In quest’ottica ringrazio gli assessori qui presenti e l’ARS, a dimostrazione che quando si parla di giardini e paesaggio mediterraneo si parla anche di turismo, cultura, sviluppo, economia e sostenibilità – dichiara Mario Faro, direttore generale del Radicepura Garden Festival.

“I giardinieri conoscono la preziosità del presente perché hanno costantemente le mani immerse tra la terra e le radici delle piante. Ma la natura insegna anche che i frutti migliori si ottengono tenendo la testa costantemente proiettata verso il futuro: cure pazienti e costanti rendono fertili i progetti. È con questa visione che da tempo stiamo lavorando sodo per il Garden Festival e a breve inaugurerà la IV edizione, come sempre immersa in un territorio di rara fertilità, tra vulcano e mare, tra sogno e realtà. Questo luogo speciale, immerso in un parco botanico, si prepara ad accogliere una decina di nuovi giardini temporanei, e si arricchisce di una perla del maestro Paolo Pejrone che trova collocazione perfetta in un contesto speciale che colleziona arte e natura – commenta Antonio Perazzi, direttore artistico della manifestazione. “Con questa nuova edizione della nostra Biennale del giardino Mediterraneo, vogliamo portare l’attenzione su tematiche che ci stanno più a cuore: la cultura del giardino, ma anche il rispetto per l’ambiente come atto di responsabilità civile. È per questo che scegliendo come tema Il giardino delle piante, intendiamo sottolineare l’importanza creativa del giardino moderno, in particolare di quello mediterraneo di cui noi italiani siamo impregnati. Il giardino mediterraneo è diventato il modello di riferimento verso cui la maggioranza dei paesi di tutto il mondo si sta ispirando per lo sviluppo urbano e non solo. Uno stile che appartiene al sofisticato mondo dell’arte, del savoir-vivre e, allo stesso tempo, un modello di strategie ecologiche efficaci. Durante la selezione del concorso che ci ha portato a individuare i progetti finalisti, siamo onorati di aver ricevuto un record di ideazioni suggestive, formulate con passione da progettisti provenienti da tutti i poli della Terra, da entrambi gli emisferi, dall’India, agli Stati Uniti. Inoltre quest’anno abbiamo alcune novità, tra cui l’introduzione di una pianta protagonista che, rinnovandosi, accompagnerà ogni edizione. Questa edizione è il turno del carrubo perché è un albero iconico del Mediterraneo, in particolare molto legato al territorio siciliano: una pianta speciale che riesce a trovare il suo posto tra il paesaggio addomesticato e quello selvatico. Un albero longevo che ha radici antiche e che produce frutti preziosi che proiettano il giardino in un mondo gentile di nuove economie e nuove consapevolezze.”

Oltre al giardino dell’architetto Pejrone, questa edizione presenterà otto giardini e una installazione, realizzati dai nove team di architetti e paesaggisti under 36 selezionati tramite un bando internazionale. La call, che si è chiusa a gennaio 2023, ha registrato un’importante partecipazione, con oltre 900 iscrizioni provenienti da 62 Paesi diversi.

La giuria, presieduta da Sarah Eberle e composta da Marco Bay, Daniela Bruno, Adrian Paci e Manlio Speciale, ha selezionato a dicembre i 9 team, provenienti da Belgio, Croazia, Francia, Hong Kong, Italia,Malesia, Usa.

Alla mensa di Madre Etna degli architetti paesaggistiLinda Grisoli e Gordon Gohcelebra la ricchezza delle piante commestibili, raffigurando la grande interazione tra la selezione naturale e l’interferenza umana nel corso del tempo, che ha portato alla diversità ecologica di oggi. Antipode Square di Achille Anjoras e Theo Bragini (Selah Creative Office), installazione artistica di grande impatto grafico e laboratorio di sperimentazione scientifica e di osservazione del verde, riproduce un quadrato di foresta neozelandese, su tre livelli di vegetazione, utilizzando piante locali imparentate con le specie endemiche identificate. Il team Sylvestre (Louis Richard ed Etienne Lapleau) è invece autore del giardino Apiaceae, interamente realizzato con piante dell’omonima famiglia, emblematica del Mediterraneo, notevole per la sua estrema diversificazione, in cui il visitatore può muoversi tra le piante lasciando vagare lo sguardo dal dettaglio all’insieme, dalla morfologia di una singola pianta all’intero giardino, in un’infinita diversità di forme, colori e texture. Di-scendere di Marta Prosello, Andrea D’Ascola e Sofia Ronchini è un invito a guardare il giardino “dal basso” per cogliere l’apparato meno evidente, ma anch’esso protagonista di un paesaggio a sé stante, ricco di disegni botanici ineditial fine di comprendere il ‘come funziona’ delle comunità vegetali e coglierne le loro segrete evoluzioni rivelando ciò che appare nascosto. Nicoletta Aveni, architetta specializzata in architettura per la sostenibilità, propone Inviolabile Amuranza: un sistema vegetale complesso, dove la presenza dell’uomo è superflua, facendolo diventare solo uno spettatore: illuso di avervi accesso, di comprenderlo, ne percorre perpetuamente il perimetro, senza mai poterlo raggiungere. Shadow and Stone, della paesaggista croata Sara Stojaković, intende presentare ed esplorare la bellezza dei paesaggi naturali e degli habitat vegetali della regione del Quarnero, nella parte settentrionale della costa croata, un paesaggio in cui piante resistenti e amanti del sole si mescolano con un tipo di bosco mediterraneo caratteristico della zona. The Womb Garden di Thomas Brown riflette sul nostro bisogno di natura: l’austera facciata del giardino è il simbolo della nostra vita moderna – sterile, aspra e spesso desolata – e tuttavia, scorci di verde che fanno capolino da sopra il velo esterno invitano i visitatori a cercare la pace all’interno. UFO, Una Foresta Occulta del collettivo BoHoꓭ (Maria Laura Calogero, Matteo Pessini, Graziano Testa) porta avanti un’idea progettuale che vede nella tradizione la miglior forma di ecologia possibile. Il progetto consiste in un’operazione semplice quanto radicale e fondativa: delimitare una porzione di natura per farne un interno elevandolo in poesia dal resto del mondo naturale. L’installazione Shy Pavilion del team Atelier NOT (Adrian Wen, Frank Wu, Freya Jiao) si basa invece su una delle piante più comuni al mondo – la Mimosa Pudica, notissima per la sua risposta unica al tatto: una volta sfiorate, le foglie della pianta si restringono verso l’interno e si riaprono qualche minuto dopo – con un padiglione la cui trasparenza viene influenzata dalla luce, dal vento e dal tocco dei visitatori.

Il Parco, oltre agli interventi dedicati al tema dell’anno, ospiterà giardini delle edizioni precedenti realizzati tra gli altri da James Basson (Alpheo e Aretusa), Michel Péna (Tour d’Y Voir)Antonio Perazzi(Home Ground)e Andy Sturgeon (Layers) e le installazioni progettate da François Abélanet (Anamorphose)e Kamelia Bin Zaal (Amity Terrace)insieme alle opere frutto delle residenze d’artista di Emilio Isgrò (Il Sogno di Empedocle), Alfio Bonanno (I grandi fossili), Federico Baronello (Diagramma #4), fotografie di Renato Leotta, fino a Compito#1il mosaico inaugurato nell’ottobre 2022 frutto della residenza d’artista di Adrian Paci.

Arte, architettura, cultura, ecologia, economia e sostenibilità ambientale saranno i pilastri attorno a cui ruoteranno gli interventi, i workshop, le passeggiate, le attività didattiche e gli eventi che per 6 mesi racconteranno un luogo e un territorio, la Sicilia, ma anche il sentimento di natura da esso generato.

Il simbolo di questa edizione è la pianta di Carrubo, l’albero sempreverde che da secoli rappresenta una delle icone dell’isola, chiamata anche “pianta della sopravvivenza”, ed esprime lo spirito del festival che intende dare rilievo all’elemento botanico, a quelle varietà resistenti anche alle condizioni climatiche più difficili, capaci di essere non solo ornamento, ma anche nutrimento, una pianta completa e complessa, vera alleata dell’uomo. Con questo spirito il Carrubo sarà il filo conduttore di alcuni appuntamenti: Stefano La Malfa (professore di Arboricoltura e Coltivazioni arboree a Catania), Carlo Blangiforti(storico)Alessandro D’Amato(etnoantropologo), Antonio Sarnari(curatore d’arte)presenteranno il libro Il Carrubo è l’Uomo (Abulafia Editore, 2022) occasione per approfondire l’argomento con una tavola rotonda dedicata alla storia imprenditoriale di questa pianta straordinaria, momento che culminerà con la piantumazione di un esemplare centenario; a corollario  un evento enogastronomico  per assaggiare questo ingrediente nei suoi vari utilizzi.

Il programma si articolerà lungo i sei mesi del festival alternando momenti formativi ad incontri culturali, appuntamenti musicali, aperitivi in giardino, laboratori e ospiti internazionali accolti negli spazi del parco botanico. Si parte con una Garden Masterclass: i paesaggisti Sarah Eberle, James Hitchmough e Antonio Perazzi per tre giorni condurranno gli iscritti alla scoperta dell’Etna (4-6 maggio). Dal 14 maggio inizieranno Le domeniche in giardino: il primo appuntamento sarà dedicato all’anteprima della manifestazione Una Marina di Libri; seguiranno ancora momenti di approfondimento per tutte le età: dal workshop guidato dal fotografo di Gardenia Alfio Garozzo, fino al ciclo Da grande voglio fare l’architetto, a cura della paesaggista e architetto Martina Pappalardo, laboratori per bambini sui temi Natura, Ambiente, Paesaggio, Architettura e Design; e poi ancora giardini e arte con Adrian Paci e il workshop da lui condotto insieme a Frank Paci sulla tecnica del mosaico. Infine verde, progettazione e città con il laboratorio dedicato alla riqualificazione del verde con attenzione al piano urbanistico delle città, con focus particolare sulle località vicine al parco botanico Radicepura. Spazio alle collaborazioni virtuose sul territorio: sarà allestito un giardino che rappresenti la Kolymbethra all’interno del parco botanico Radicepura, a confermare l’impegno condiviso su temi di paesaggio e tutela del patrimonio botanico locale. Ma anche eccellenze del territorio: dai wine tasting, al caffè, protagonista di un laboratorio e di dialoghi dedicati (domenica 1 ottobre), fino agli aperitivi musicali. Il festival terminerà poi il 3 dicembre con l’assegnazione del Premio Gardenia: la direttrice Emanuela Rosa-Clot consegnerà il riconoscimento al giardino che ha avuto la migliore evoluzione durante i sei mesi del festival.

Sarà possibile prenotare e organizzare attività altamente personalizzate con gli esperti di Radicepura e i partner della manifestazione, oltre a workshop e laboratori dedicati ai più piccoli. Tutte le informazioni, i programmi dettagliati e le modalità di accesso sono disponibili sul sito www.radicepurafestival.com e sui canali social della manifestazione (IG@radicepuragardenfestival – Facebook @RadicepuraGardenFestival – YouTube, Radicepura Garden Festival).

Il festival è realizzato con il contributo della Fondazione Radicepura e di Piante Faro.          

Partner | Agraria Checchi Silvano, Caffè Moak, Condorelli, Donna Carmela Resort and Lodges, Donnafugata, Ferrarelle, Irritec, myCordenons Paper, Pietradolce, Sifi, Tomarchio, UniCredit.

Media Partner | Gardenia

Patrocini e Istituzioni | ARS – Assemblea Regionale Siciliana, Assessorato regionale del turismo, dello sport e dello spettacolo,Assessorato Regionale delle Attività Produttive, Comune di Giarre, Comune di Riposto, Università degli studi di Catania, Diocesi di Acireale, Coldiretti Sicilia, Fai Giardino della Kolymbethra, Fai Delegazione di Catania, Grandi Giardini Italiani, Great Gardens of the World, Le soste di Ulisse, Fondazione IEO-Monzino.

Giampiero Castellotti